La tisana per rafforzarci contro i sintomi influenzali

Per prevenire o velocizzare la guarigione dai sintomi influenzali o più semplicemente per rafforzare il nostro sistema immunitario, possiamo preparare un’ottima tisana all’echinacea, perfetta per proteggerci nei confronti di agenti esterni come virus e batteri. La tisana all’echinacea è consigliata durante i mesi più freddi, quando l’umidità e i cambi di stagione possono indebolire le nostre difese immunitarie, tanto da renderci deboli di fronte ai malanni di stagione. I fattori che causano tali debolezze sono il freddo, lo stress, l’abuso di antibiotici, alcune patologie e anche l’eccessiva esposizione solare. Questo comporta una maggiore suscettibilità alle infezioni, un ottimo rimedio per prevenire questa conseguenza, è quello di stimolare le nostre difese attraverso dei rimedi detti immunostimolanti. La tisana di cui stiamo parlando, è composta da echinacea, astragalo, timo e rosmarino. L’echinacea è in grado di rinforzare il sistema immunitario grazie all’attivazione di particolari cellule, che si occupano di digerire i microbi. L’astragalo stimola l’attività di altre cellule del sistema immunitario. Il timo e il rosmarino hanno proprietà antibatteriche e antisettiche. Queste piante hanno un’azione antinfiammatoria, antibatterica che favorisce per le vie respiratorie. Per la preparazione della tisana fate bollire in un pentolino 200 ml di acqua. Quando l’acqua bolle, aggiungete un cucchiaio del mix di erbe e lasciate bollire ancora per 3 minuti. Spegnete il fuoco, coprite il pentolino con un coperchio e lasciate in infusione per altri 10 minuti. Con l’aiuto di un colino a maglie strette, filtrate le erbe e gustatevi una bella tazza di tisana ben calda.

La Moringa

Se curcuma e avocado si erano contesi il primato di «superfood» dell’anno fra il 2016 e il 2017, pare che per il 2018 non vi sia alcuna competizione e che lo scettro di alimento «miracoloso» e irrinunciabile vada a furor di popolo, unicamente alla Moringa. La rivista Time l’ha descritta come una sorta di erede della più conosciuta «quinoa» e i nutrizionisti, non smettono di raccomandarne il consumo, soprattutto per il suo importante apporto di ferro che sarebbe addirittura triplo per l’organismo umano, rispetto ad analoghe porzioni di spinaci . Ma che cos’è la Moringa? E’ una pianta, appartenente alla famiglia delle Moringaceae, originaria dell’India, ma molto diffusa anche in Africa e Sud America. Ne esistono 13 specie e può comunemente essere chiamata «albero del rafano o del ravanello» Nel suo luogo d’origine la Moringa viene considerata un elisir di lunga vita. Non a caso è ricchissima di virtù salutari. Contiene tutti gli elementi indispensabili alla vita umana: vitamine, proteine e minerali. In particolare le sue foglie contengono elevate quantità di potassio: ben 3 volte rispetto alle banane. Ma anche la preziosa vitamina C non manca: ne contiene circa 9 volte di più delle arance. Una strana zucchina dall’albero pendono dei curiosi elementi di colore verde che somigliano molto a zucchine. In realtà si tratta di baccelli commestibili, così come i fiori, le foglie e le radici. Queste ultime andrebbero consumate in quantità limitate a causa della presenza di un alcaloide chiamato pirochina, che si ritiene tossico per il sistema nervoso. La Moringa svolge un potente effetto antinfiammatorio, migliora il metabolismo e la digestione, In più, pare potenzi le difese immunitarie rendendola un rimedio utile in caso di raffreddore, febbre e influenza. Alcuni studi ritengono che possa essere adoperata anche nei pazienti diabetici e nelle persone che soffrono di cefalee. Le foglie, per esempio, possono essere assunte cotte in maniera simile ai nostri spinaci, oppure aggiunti a salse, minestre e zuppe. Purtroppo in Italia non abbiamo a disposizione la pianta fresca, ma possiamo utilizzare gli estratti in polvere da aggiungere nell’acqua calda o alle nostre pietanze. I semi hanno invece un sapore simile ai ceci e possono essere cucinati in maniera molto simile. Infine, i fiori possono essere aggiunti alle insalate.

Ordinati o disordinati

E’ opinione comune che persone con caratteri diversi tendano ad essere più o meno ordinati. Ma secondo una ricerca avviene anche l’inverso: l’ordine dell’ambiente influenza le scelte delle persone. Secondo quanto è emerso attraverso una serie di esperimenti, quando sono in una stanza ordinata le persone tendono ad essere  convenzionali, mentre in stanze disordinate le persone tendono a pensare in modo più creativo. Nelle stanze disordinate, invece, si subisce in maggior misura l’attrazione per le cose nuove. Un test ha simulato la scelta di un integratore da aggiungere ad un frullato: nelle stanze disordinate si tendeva a preferire quello etichettato con “Nuovo!”, mentre in quelle ordinate quelle con l’etichetta “Classico!” era il favorito. Ma in compenso, è risultato che le stanze ordinate favorirebbero le persone ad essere più generose. Non solo: ci sarebbero effetti anche sulla dieta. Da uno degli esperimenti condotti è emerso anche che in ambienti ordinati le persone tendevano a scegliere in media snack più salutari.

Prevenire l’influenza

Le influenze di stagione sono sempre in agguato e i virus si nascondono in ogni angolo dell’ufficio. A volte ci si ammala comunque ma ci sono attenzioni che si possono prendere. Mantenere pulite il più possibile le aree di lavoro e gli spazi comuni, per esempio, è già un primo passo per ridurre il rischio di trasmettersi l’influenza in ufficio. I ristoranti, con superfici che contengono più di 700 batteri per centimetro quadrato, sono considerati insalubri, ma le mani di un lavoratore medio entrano in contatto con 10 milioni di batteri ogni giorno. Se si effettua una telefonata, ad esempio, oltre al tuo interlocutore, stanno ascoltando le tue parole anche 25.127 batteri circa.Uno studio condotto dall’Università dell’Arizona, volta a misurare la quantità di batteri presenti negli uffici, ha rivelato, che una scrivania da lavoro, ha in media 100 volte più batteri rispetto ad un tavolo della cucina e ben 400 volte quelli di una tavoletta da bagno. Il dato è allarmante e denota che, a differenza dei tavoli da cucina o delle tavolette da bagno, solo il 36% delle persone tiene pulita la propria area di lavoro, cosa che invece non accade per i bagni pubblici.