La tristezza, come un malanno passeggero, va curata. Ma non sopprimendone i sintomi. Va accolta, accettata, persino assaporata. A ogni momento di gioia segue, come un’onda, uno d’ombra. Non è necessario obbligarsi a ridere o a stare in compagnia, ma può essere utile far caso a qualche dettaglio e soffermarsi, per apprezzarlo maggiormente, per far sprigionare le sue virtù curative. Pensa alle cose a forma di cuore Il processo di unione tra simboli grafici e concetti astratti attiva, nel nostro cervello, la corteccia prefrontale. È l’area deputata ai all’apprendimento, ai processi decisionali, alla moderazione, all’orchestrazione di pensieri. Ebbene, è anche quella che, in caso di depressione, declina maggiormente, che tende a spegnersi. Forse è per questo che riaccenderla con una serie di piacevoli associazioni unite all’idea di un sentimento scoprendo la forma del cuore nei sassi, nei germogli, nei fili d’erba nella sabbia, procura un delizioso e sottile sollievo, che ci fa sorridere dentro. ll fuoco: sembra un essere vivente. Lo si può osservare, è affascinante. Parla, strepita, tiene compagnia, riscalda e rassicura. Copre dolcemente i momenti di silenzio che potrebbero essere imbarazzanti. Dipinge l’intera stanza, ed è una componente primitiva dell’incontro, della convivialità. In ogni dipinto ideale c’è sempre un fuoco che campeggia sullo sfondo, insieme a tappeti, cuscini e un calice di vino. Il Cioccolato: è tutto bontà, qui lo schiocco di quando si rompe la tavoletta, la dolcezza che si scioglie tra le dita o a bagnomaria per mezz’ora per fare la cioccolata. Mezz’ora per pregustare un piacere che ormai tutti attribuiscono al cacao una miriade di effetti benefici. Quando ti senti triste senza motivo pensa…e tutto tornerà più sereno
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La gioia un’emozione piacevole
Di alta intensità, che proviamo quando crediamo, con certezza, che uno scopo per noi molto importante sia stato realizzato. L’emozione della gioia non è mai un’emozione pura, ma è sempre turbata da un oscuro timore di perderla: nel momento in cui stringiamo in mano l’oggetto agognato, ne percepiamo la precarietà e la transitorietà. La gioia è infatti è molto friabile, impalpabile, delicata: si effonde facilmente, ma altrettanto facilmente può vanificarsi. La gioia e la speranza si differenziano principalmente rispetto al parametro “tempo”: la gioia si prova dopo il raggiungimento di qualcosa, la speranza prima o durante l’attesa. La gioia è molto più marcata, rispetto al parametro “intensità” rispetto alla speranza: nessuna speranza infatti può farci provare un’emozione di intensità simile a quella della gioia. Fra la gioia e la speranza si pone in genere l’entusiasmo, perché comporta una gioia per ciò che si sta facendo nel presente, in vista di futuri successi. L’entusiasmo fortifica la nostra motivazione ad agire, ci infonde energia. L’orgoglio invece è una emozione diversa dalla gioia: nel risolvere un problema infatti, tutti provano gioia, ma si prova orgoglio solo se la sfida superata era particolarmente difficile e se ha richiesto alla persona una notevole dose di ingegno e di impegno: la fierezza di sé per il risultato ottenuto produce orgoglio. Quanto alla felicità, essa può essere accomunata con l’emozione della gioia, ma vi sono delle differenze fra i due concetti, molto significative: la felicità infatti ha a che fare con l’ambiente esterno, con la realtà, mentre la gioia nasce dentro di sé: è un’esperienza soggettiva, che può svilupparsi anche in condizioni psicologiche ed esistenziali non ottimali, anche per la sua breve durata. Sul piano comportamentale, poiché una persona che prova gioia riesce ad apprezzare meglio il mondo intorno a sé, le modifiche legate al buonumore possono apparire vistose: chi prova gioia tende ad aprirsi agli altri, ad intraprendere senza paura attività impegnative, a fare donazioni, ad essere più disponibile nei confronti degli altri. Come dice Adorno, l’uomo non sa di essere felice: si sente felice. Un po’ troppo poco, per la nostra intelligenza ed infatti la depressione nasce fondamentalmente da questo: dal non saper riconoscere le gioie della vita.
Siete depressi ci pensa il Comfort Food
I Comfort Food sono quell’alimenti a cui ricorriamo per soddisfare un bisogno emotivo: sapori consolatori, stimolanti e spesso nostalgici. Semplice e genuino o junk food e pieno di grassi, il comfort food spesso ci ricorda l’infanzia, ci coccola e scalda il cuore nei momenti “no” della nostra vita.
Non esiste un solo tipo di comfort food e ognuno ha il suo; uomini, donne, grandi o bambini, il cibo del cuore ci accompagna per tutta la vita; gratifica, rassicura, calma e a volte ” anestetizza” i momenti di profonda tristezza. Da buoni italiani il nostro comfort food può essere la torta della nonna, il polpettone della zia , la pasta della mamma, ma anche una grande coppa di gelato mangiata davanti alla tv o un hamburger pieno di grassi consumato camminando tra le vetrine di in un centro commerciale. Resta di fatto però che la regina per eccellenza del comfort food e del peccato di gola, è sicuramente la Nutella sempre lì pronta a consolare dispiaceri e problemi quotidiani. Davanti a questa crema spalmabile qualsiasi preoccupazione va via…o almeno così sembra. Amata e odiata allo stesso tempo non manca mai nella nostra dispensa. Non importa che tu sia un bambino di 5 anni o un adulto di 50, quel barattolo di morbida e irresistibile crema ti renderà felice.