Non parliamo di clientelismi o raccomandazioni, a quanto pare il semplice suono del proprio cognome può favorire nella carriera lavorativa. E’ quanto emerge da una ricerca scientifica condotta in Germania quindi su cognomi tedeschi.Esaminando i dati di oltre 220 mila persone, è emerso che chi aveva un cognome nobile come Kaiser (imperatore), Fürst (principe) o König (re), con maggiore frequenza occupava posizioni manageriali rispetto a cognomi più semplici come Kock (cuoco) o Bauer “contadino”. Ovviamente il fatto che il cognome sia nobile non significa affatto che la famiglia abbia in passato avuto un titolo nobiliare. Inoltre, secondo i ricercatori, l’influenza del cognome sulla carriera non è un dato globale. Infatti in Germania è diffusa la tendenza, tra colleghi, di chiamarsi per cognome, aumentando quindi l’effetto “importanza”. Ci sono tuttavia molti paesi in cui la tendenza è quella di chiamarsi con il nome di battesimo, in questi casi quindi l’effetto nobiltà del cognome sarebbe decisamente meno significativo.
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Un bar con camerieri-robot
Il Robots Bar & Lounge di Ilmenau, in Germania, è un locale molto particolare: è infatti completamente a tema robotico e tecnologico. Ma quello che lo rende un posto veramente particolare è che non solo il mobilio è a tema, ma il cameriere è un robot: un insolito cameriere che però ben si adatta all’atmosfera hi-tech del posto, e potrete farvi servire cocktail, caffè e quantalto “Carl”, così è stato battezzato il robot umanoide, è stato costruito dall’ingegnere Ben Schaefer da parti di recupero di robot industriali in disuso. L’idea di Schaefer è quella di avvicinare robot ed umani e mostrare che scenari da fantascienza non sono impossibili. Inoltre, Schaefer ritiene la realizzazione del robot-cameriere possa aiutare molto le sue ricerche sulla robotica, dato che mettere il robot in un ambiente reale dove interagisce con persone vere dà molte più informazioni su come perfezionare il progetto e risolvere i bug, rispetto a simulazioni in laboratorio. Per il momento, è certo che il Robots Bar & Lounge stia avendo un grande successo, nonostante abbia aperto appena prima dell’estate.
Tagliatelle con alghe
Tagliatelle e bacon dal sapore tradizionale, ma fatti di alghe. E’ questa la rivoluzione di Seamore Food, una startup olandese che ha come obiettivo ricreare i cibi tradizionali sfruttando una risorsa ancora poco conosciuta: le alghe. L’azienda ha per ora lanciato sul mercato due prodotti. I sea pasta, delle tagliatelle preparate con Himanthalia, un’alga che cresce lungo le coste dell’Irlanda. Mentre I sea bacon è un prodotto, sempre a base di alghe che quando viene fritto ha lo stesso gusto del bacon di maiale. L’idea è nata durante una vacanza ad Ibiza dove Sean ha confuso le alghe che aveva nel piatto in pasta e da lì ha avuto l’illuminazione: ricreare i cibi tradizionali con ciò che offre il mare. Seamore ha aperto i battenti con un una campagna a inizio 2015 e a fine anno ha lanciato la pasta, mentre il bacon è arrivato l’anno successivo. Dall’azienda fanno sapere che sia la pasta che il bacon hanno un sapore molto simile a quello originale. Le alghe vengono infatti raccolte lungo le coste del nord Europa e rappresentano una risorsa totalmente rinnovabile. Inoltre, nel caso del bacon, nessun animale viene allevato e ucciso per produrre la gustosa pietanza. Lo scetticismo dei consumatori è il grande ostacolo che l’azienda deve ora superare. Se in Olanda o in Germania proporre ad una casalinga degli spaghetti di alghe può essere plausibile, in Italia sono in pochi quelli che accetterebbero la sfida di mettere in tavola delle tagliatelle verdi e che sanno di mare, come ammettono quelli di Seamore. Eppure le alghe sono un ingrediente largamente utilizzato nella cucina asiatica. In Italia si stanno faticosamente ritagliando una nicchia tra gli amanti del sushi e della cucina asiatica. Ma le alghe potrebbero rappresentare una risorsa per dare una risposta alla crescente domanda di cibo che proviene da una popolazione mondiale in costante crescita.
Bambini….si o no….
Sedie a sdraio, sabbia bianca, ombrelloni ed una bellissima vista sul Reno: il Sonnendeck Dusseldorf potrebbe essere un eccezionale giardino della birra, per famiglie se solo il suo gestore, Patrick Weiss, non avesse pensato e deciso di vietarlo ai bambini oltre che ai cani. “Non è che non mi piacciano i piccoli e gli animali. Io stesso ho tre figli e due cani, ma il vero problema sono i genitori e i padroni: non si prendono cura di loro, non li controllano come dovrebbero. E così ecco bambini che mettono le dita in mezzo alle sedie, si tagliano su pezzi di vetri di bottiglie appena rotte si o, se ancora bebè, fanno la cacca accanto al pasto di un altro ospite come ci è successo qualche giorno fa”. Come riporta il Tagesspiegel in realtà non tutto il giardino della birra è zona vietata ai bambini. Un’area per loro c’è, solo che è staccata da tutto il resto e si raccomanda la supervisione dei genitori. Le reazioni, sia su twitter con l’ hashtag # sonnendeckche sulla pagina facebook del biergarten, non si sono fatte attendere. “Ho ricevuto sia offesegratis che commenti incoraggianti anche da genitori che condividono appieno il mio punto di vista”.Quanto fatto da Weiss non è una novità per la Germania, Nel 2010 il caffè Nilsen di Prenzlauer Berg, zona nord est di Berlino (leggenda vuole che sia uno dei quartieri cittadini in cui nascono più bambini in tutta Europa) vietò l’ingresso a neonati e ragazzini. Per una delle nazioni con il più basso tasso di natalità al mondo non è certo un buon bigliettino da visita, ma nessuno tocchi il giardino della birra ai tedeschi.
Lana….no latte
C’è chi lo beve in tazza alta a colazione chi lo usa per macchiare il caffè e chi… lo usa per creare capi d’alta moda. La stilista e microbiologa Anke Domaske fabbrica abiti servendosi di fibre di latte. L’insolito filato deriva da una proteina ottenuta dal latte inacidito, riscaldato e trattato in laboratorio a Brema, in Germania, fino a ricavarne uno speciale tessuto, morbido come seta ma più economico e ottenuto senza l’utilizzo di pesticidi. Anke, che è riuscita a unire la passione per la moda a quella per la scienza, è molto attenta agli sprechi e per le sue creazioni utilizza solo latte che non incontra gli standard igienici utili per finire sui banchi frigo dei supermercati. Latte che in caso contrario, sarebbe gettato via. La trovata non è del tutto nuova. Già negli anni Trenta si era trovato il modo di ottenere fibre tessili dal latte, più economico della lana, ma alcune importanti vicende storiche come lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale hanno ostacolato lo sviluppo industriale di questo procedimento.
Birra curiosità e…
Nel nostro Paese, da sempre, la bevanda alcolica per eccellenza è il vino, mentre la birra viene preferita nei Paesi nordici ed anglosassoni. Negli ultimi anni anche in Italia si sta sviluppando un nuovo interesse nei confronti della bionda bevanda. Le fonti storiche testimoniano come l’uso di fare una bevanda dal grano sia molto antico: la birra era conosciuta e consumata già in Egitto e in Mesopotamia. La sua maggiore diffusione si ebbe a partire dal Medioevo, quando veniva prodotta nei monasteri. Anche se nell’ideale collettivo la birra è una bevanda “da uomini”, la sua storia prova che non è affatto così. Tra i sumeri essa veniva servita solo dalle donne; in Grecia era la bevanda sacra alla dea Cerere. In Egitto le donne incinta ne omaggiavano la dea Erneunet, che in cambio avrebbe dato loro tanto latte per sfamare i loro piccoli. Non bisogna trascurare inoltre il fatto che la birra si presta non solo ad essere bevuta, ma anche a molti altri usi alternativi! Ad esempio, è un ottimo ingrediente da usare in piatti a base di carne. Unita alla farina serve per preparare un’ottima pastella per il fritto. Può essere usata per lucidare i mobili di legno, per rendere più luminosi i capelli e infine pure per fare un bel pediluvio rilassante! Se a questo si associa che, secondo recenti studi, bere birra fa bene alle ossa, previene i calcoli renali, e rende addirittura più intelligenti, non mancano certo buoni motivi per consumare e usare questa antica bevanda che, oltretutto… è anche buona e dissetante!
