Diffusissimo nei nostri giardini e all’interno delle nostre case, il giacinto è una delle bulbose più diffuse in commercio, anche grazie alla sua facilità di coltivazione.Di origine europea e asiatica, ne esistono tantissime specie differenti, tra le quali le più famose sono: il Giacinto Italiano, caratterizzato da fiori lilla o bianchi, il Giacinto Romano, il più precoce di tutti e il Giacinto Olandese, un ibrido che spicca per le sue varianti di colori che spaziano dal giallo al viola al blu.Come abbiamo detto, coltivare i bulbi di giacinto è davvero semplice, richiedono solo alcune regole per la buona riuscita della sua fioritura. Per prima cosa la buona notizia è che è possibile coltivare il giacinto sia in esterno che in interno, sia in aiuola che in vaso, e quindi, se abitate in zone climatiche non temperate, potrete benissimo arricchire i vostri ambienti domestici con appariscenti colori nei vasi. È sempre meglio preferire una semina in terreno, perché il giacinto preferisce di più l’aria aperta e un terreno più nutriente, proprio come quello del giardino, ma resiste molto bene anche piantato nei vasi.Se deciderete di optare per la coltivazione in giardino potrete lasciare il vostro bulbo di giacinto anche in una posizione assolata, con luce diretta, e non avrà difficoltà neanche con temperature troppo basse, perché rinforzato dal terreno circostante. Se invece deciderete di piantare il giacinto in vaso, all’interno della vostra abitazione, premuratevi che la temperatura non scenda mai sotto i 13 gradi centigradi e posizionate la pianta in un luogo molto luminoso, ma che non sia soggetto a luce diretta del sole. La regola chiave è, innaffiate finché non si formano ristagni, il giacinto, soprattutto se piantato in giardino, ama molto l’acqua e ha più facilità a disperderla nel terreno.I fiori del giacinto, invece, non hanno bisogno di una potatura costante e regolare. Basterà solo tagliare i fiori una volta appassiti o una volta che la fioritura sarà terminata; in questo modo la pianta risparmierà le sue energie per altri periodi di crescita.
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Aiuto ho perso le chiavi!!
Perché alcuni di noi perdono sempre le chiavi? Altri non ricordano dove hanno lasciato gli occhiali. O il telefonino. Per non parlare del dramma di quei parking multipiano, dove vaghiamo come anime in pena senza ricordare più dove abbiamo lasciato l’auto. Prima risposta: niente panico, questi non sono i segnali precursori dell’Alzheimer. Non sono neppure necessariamente legati all’età. La scienza della memoria ha spiegazioni sorprendenti per questi incidenti. Gli esperti hanno anche elaborato un elenco di consigli pratici, per aiutarci: a non perdere, oppure a ritrovare. La mole di ricerche in questo campo aumenta di giorno in giorno, grazie anche all’ausilio della genetica.The Wall Street Journal ha censito alcuni degli studi più importanti, perfino una ricerca commissionata da una compagnia assicurativa britannica. Sì, gli assicuratori vogliono saperne di più: sia perché a volte gli smarrimenti riguardano oggetti costosi e danno il via a richieste di indennizzi; sia per verificare quel sospetto che dietro le piccole amnesie quotidiane possano nascondersi le avvisaglie di patologie mentali serie.A consolarci dalle nostre afflizioni, ecco una statistica: in media ogni essere umano perde momentaneamente ben nove oggetti al giorno. Un terzo dei soggetti intervistati proprio per le ricerche assicurative rivelano di spendere 15 minuti ogni giorno per ritrovare qualcosa: telefonino, chiavi di casa o dell’auto, qualche documento di lavoro e pratica burocratica, sono le tre categorie in testa agli smarrimenti provvisori. Tra le cause sospettate di peggiorare la nostra distrazione, alcune effettivamente sono all’opera: stress, stanchezza, deficit di sonno, e soprattutto il dilagante multi-tasking facciamo troppe cose alla volta. Ma la spiegazione di fondo ha a che vedere con il funzionamento “normale” del cervello. La maggior parte degli smarrimenti avvengono quando non attiviamo la memoria per codificare un gesto banale e ripetitivo che stiamo facendo: posare le chiavi sul comodino, sulla consolle vicino alla porta d’ingresso, o chissà dove. Codificare significa «attivare l’ippocampo che compie l’equivalente di un breve scatto fotografico, e poi immagazzina l’immagine in una serie di neuroni, che in una fase successiva possono essere riattivati facilmente». Ecco comunque qualche consiglio non precipitarti a cercare subito, meglio evitare una ricerca ansiogena e aspettare che ti venga un’idea. Cercalo al suo posto, spesso gli oggetti li abbiamo lasciati proprio dove dovevano essere; oppure qualcuno li ha ritrovati per te e li ha messi appunto al posto giusto. Ricostruisci il passato prossimo, le ultime volte che ne hai avuto bisogno e lo hai utilizzato, smaschera l’effetto-nascondiglio, cercando se l’oggetto perduto non sia nascosto da qualcos’altro che lo copre una borsa, un giornale. cerca una volta sola, a colpo sicuro, non vagare guardando dappertutto. concentrati sulla “zona eureka”, cioè nelle vicinanze del posto giusto, perché la maggior parte degli oggetti si smarriscono entro un metro di distanza da dove dovrebbero essere. Ultimo suggerimento, da filosofia zen: mettiti l’animo in pace, le cose sbucano fuori all’improvviso quando le abbiamo date per perse
Un posto meraviglioso
Esiste un posto dove per ammirare il panorama non si dovranno più fare i “salti mortali” e nemmeno sporgersi pericolosamente per fare delle belle fotografie. Sarà possibile camminare su una scala fatta di lastre di cemento e rimanere sospesi nel vuoto. Gradino dopo gradino si avanza fino a rimanere a mezz’aria. Una vista panoramica mozzafiato ininterrotta che porta verso le montagne ad un’altezza di 1500 metri sopra un suggestivo canyon, in Norvegia, dove si potranno scattare meravigliose foto ammirare panorami mozzafiato. L’idea sembrava impossibile e gli architetti per poterla realizzare hanno dovuto superare non poche sfide, tra cui le condizioni atmosferiche, la mancanza di elettricità, l’assenza di una connessione internet, la scarsa ricezione dei telefoni e, per finire, la strada dove il cemento e altri materiali sono stati trasportati è lunga e tortuosa e chiusa durante l’inverno. Utsikten, che in norvegese significa ‘The View’, è un piazzale panoramico tra le montagne ed è arroccato “precariamente” sul lato della Gaularfjell National Tourist Route, una delle più suggestive strade panoramiche della Norvegia. L’obiettivo principale è quello di creare qualcosa di funzionale che sfrutti al massimo tutte le possibilità che questo luogo magico offre. Se lo scopo è accentuare le qualità del luogo, il risultato finale è quello di offrire al pubblico un’esperienza visiva spettacolare. La struttura, immersa tra piante arbusti e rocce, è nell’insieme un’ampia superficie di cemento a forma triangolare, con gli angoli rialzati che puntano verso nord, sud e ovest. Ogni estremità è a forma di triangolo e in relazione al paesaggio si inclina di conseguenza. “The view” è un oggetto che vuole stimolare il movimento fisico e l’interazione con i visitatori, ed ecco perché su ogni triangolo si sale come fossero delle scale, percorrendo enormi gradoni in marmo. La struttura è anche in grado di ospitare eventi e funziona come un’arena.
Disordinati …geni incompresi
Siete dei disordinati cronici? oppure siete soliti ripetere “in questo disordine io mi ricordo perfettamente dove ho messo le cose e so come trovarle”. Tra l’atro solitamente la vita dei disordinati è resa ancor più difficile dal fatto che ogni singolo membro della mia famiglia sia un perfettino e ordinato patologico…e voi invece additati come le “pecore” nere e i “diversi” della famiglia. Lasciate i cassetti aperti, occhiali sparsi chissà dove, perdete le chiavi, avete borse colme di tutto e niente per non parlare poi dei vestiti ammassati sul puff e mai riposti nell’armadio? Da oggi la scienza arriva in vostro aiuto. Uno studio sottolinea come il disordine della nostra casa possa rispecchiare il nostro modo di vivere le giornate, e questo stile di affrontare il mondo è eccellente per non provare nessun tipo di ansia, e sviluppare la mente a reagire positivamente anche alle situazioni più complicate. La ricerca è avvenuta in modo molto semplice: gli studiosi hanno osservato le reazioni di diversi gruppi di persone di fronte al caos più totale.Prima hanno chiesto di fotografare le zone più ordinate e disordinate della loro casa, per poi mostrarle in pubblico. Parte delle persone che hanno preso parte allo studio sono entrate automaticamente in paranoia, prese dal desiderio di rimettere a posto, altri invece non erano minimamente preoccupati per questa visita a sorpresa. Secondo gli studiosi le persone ordinate hanno un sistema di classificazione particolare che li aiuta a mettere in ordine più velocemente. Di conseguenza le persone che sono disordinate si godono meglio la vita, senza etichette, senza paura del diverso e del nuovo e sono più propense agli imprevisti, e quindi anche più abili a raggirarli inoltre i disordinati patologici pensano meglio. Conclusione: “Di fronte alla confusione, il cervello tende a semplificare, eliminando le ridondanze e concentrandosi soltanto su ciò che conta”. ! L’equazione ordine = mente ordinata va a farsi bandiere! Evviva il caos interno ed esterno e i disordinati…è tutta creatività Albert Einstein era celebre per il suo disordine ma anche per essere un genio, quindi traete voi le conclusioni!!!!
Aperitivo a base di finger food?
Non è raro che artisti, fotografi e designer si dedichino al tema del cibo di questi tempi. Oltre a essere terreno di scontro quasi ideologico il cibo è diventato simbolo del proprio status sociale, non solo da mangiare, ma anche da mettere in mostra, modellare, rivisitare: I designer dello studio olandese Lernert & Sander hanno creato questa composizione di cubi che misurano perfettamente 2,5 cm per lato, piccole sculture tratte da 98 tipi diversi di cibo al naturale. Le porzioni saranno un po’ minimaliste, ma ce n’è per tutti: amanti di frutta e verdura, carne e sushi. Per i più audaci può essere un’idea creativa per il prossimo aperitivo a base di finger food, o come si dice in Italia: cibo che si mangia con le mani.
Perchè si perdono le chiavi…..
PERCHÉ alcuni di noi perdono sempre le chiavi? Altri non ricordano dove hanno lasciato gli occhiali. O il telefonino. Per non parlare del dramma dei parcheggi multipiano, dove vaghiamo come anime in pena senza ricordare più dove abbiamo lasciato l’auto. Niente panico, questi non sono i segnali precursori dell’Alzheimer. Non sono neppure per forza legati all’età. La scienza ha spiegazioni sorprendenti per questi incidenti. Gli esperti hanno anche realizzato un elenco di suggerimenti efficaci, per aiutarci: a non perdere, oppure a ritrovare. Quando non attiviamo la memoria per codificare un gesto ordinario e ripetitivo che stiamo facendo tipo, posare le chiavi sul comodino, sulla scrivania vicino alla porta d’ingresso, o chissà dove. Codificare significa «attivare l’ippocampo che compie l’equivalente di un breve scatto fotografico, e poi immagazzina l’immagine in una serie di neuroni, che in una fase successiva possono essere riattivati facilmente»In media ogni essere umano smarrisce (momentaneamente) ben nove oggetti al giorno. E’ stato rilevato che si spendono 15 minuti ogni giorno per ritrovare qualcosa: telefonino, chiavi di casa o dell’auto, qualche documento di lavoro password e pratiche burocratiche. Tra le cause sospettate del peggioramento della nostra distrazione, alcune effettivamente sono all’opera: stress, stanchezza, deficit di sonno, e soprattutto il dilagante tenore di vita che ci porta a fare troppe cose tutte insieme. Ma la spiegazione di fondo ha a che vedere con il funzionamento……. “normale” del cervello