Classica, jazz, electro o rock, la musica può avere un effetto positivo su di noi. A seconda del brano, può essere calmante o stimolante. Un detto popolare è che «la musica calma la mente». Ora abbiamo la prova che, in effetti, contribuisca ad una percezione di armonia interiore. Riduce il ritmo quotidiano, toglie la tensione e allevia lo stress. Ripristinare un ritmo più lento ha un impatto positivo sui nostri battiti cardiaci e calma la nostra respirazione. Dopo una giornata intensa di lavoro, con tutte le riunioni e le relazioni che abbiamo dovuto gestire, cosa c’è di meglio che rilassarsi con un po’ di musica da ascoltare mentre siamo in macchina e si torna a casa o per qualche minuto disteso nel divano in giardino immerso nel verde La musica può scacciare il cattivo umore o migliorarlo quando ci si sente giù. Il piacere che proviamo durante l’ascolto di musica aumenta la secrezione nel cervello di dopamina, l’ormone del piacere. In questo modo, il cervello regola le emozioni negative e avvertiamo una piacevole sensazione di felicità. Se tuo figlio adolescente insiste che la sua musica R&B lo fa sentire come il re del mondo, è vero. La musica, soprattutto i bassi, provoca una sensazione di potere e aumenta la propria fiducia in se stessi. L’ascolto di musica durante la corsa può far dimenticare i dolori muscolari e alleviare la fatica, facendoti sentire più leggero. Qualunque sia, il ritmo è un grande stimolo e ti darà energia e coraggio quando dovrai fare fronte un compito specifico. Una musica dolce, preferibilmente solo strumentale è un meraviglioso strumento per migliorare la concentrazione. Alcuni possono preferire l’elettro-jazz e altri la musica classica. L’ascolto di musica sul lavoro è un buon modo per allontanare fonti di distrazioni come social network o conversazioni di colleghi vicini. È possibile concentrarsi meglio, essere più focalizzati sul lavoro e quindi più efficaci.
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La Toscana
Se l’Italia è davvero terra di poeti, santi e navigatori, la Toscana ne offre la crème de la crème: basti citare Dante e Amerigo Vespucci. La Toscana è da sempre una terra ricca di cultura, e di bellezze naturali. Nelle aree montane, l’agricoltura si contraddistingue per marginalità produttiva caratterizzata dalla raccolta di funghi, castagne e tartufi. La collina si caratterizza essenzialmente per oliveti e vigneti. Per i vini si segnala l’importanza mondiale dei vini toscani che annoverano ben 6 DOCG La bassa collina e anche la pianura si caratterizzano per vivaismo ,orticoltura, colture cerealicolo-foraggere, girasoli, mais, barbabietole e zafferano.Dove esperti agricoltori trattano i propri terreni come degli artisti La Toscana è lambita anche da uno splendido mare Il porto di Livorno è il più importante della Toscana ed uno dei maggiori porti italiani e dell’intero Mar Mediterraneo, per il traffico passeggeri e principalmente per quello merci. La navigazione costituisce una delle fondamentali modalità di trasporto, grazie ai numerosi porti presenti in Toscana. Da Porto Santo Stefano partono i traghetti per l’Isola del Giglio e Giannutri; da Piombino sono assicurati i collegamenti con l’Isola d’Elba, la Corsica e la Sardegna, mentre da Livorno numerose rotte di navigazione collegano la Toscana alle isole di Corsica, Sardegna, Sicilia, Capraia e Gorgona.
Eroi, filosofi, grandi uomini del passato erano vegani
Molti eroi, filosofi, grandi uomini del passato continuano ad essere studiati nelle scuole, eppure nessuno si sofferma su come vivevano e cosa mangiavano? Vi sembra un dettaglio irrilevante che gente come Pitagora, Ippocrate, Aristotele, Platone, Galeno, Seneca e tanti altri mangiasse soltanto vegetali? All’epoca non esisteva differenza tra vegani e vegetariani, era la stessa cosa. Addirittura alcuni mangiavano solo frutta! Ippocrate, padre della medicina, mangiava solo vegetali. Soffermiamoci, allora, solo per un attimo, su una delle sue più celebri frasi che, forse, dovrebbero essere appese alla porta di ogni casa. La frase è la seguente: “La natura è Sovrana Medicatrice dei mali. Primo non nuocere. L’aria pura è il primo alimento e il primo medicamento. Nessun veleno serva mai a curare un malato!” E qui sul ”non nuocere e nessun veleno” si potrebbe aprire un gradevole e forse, scomodo, dibattito. Per chi non lo sapesse, infatti, la parola farmaco deriva dal greco pharmakon, che vuol dire Veleno.Ma non solo i greci seguivano una dieta a base vegetale, la stessa abitudine avevano anche altre popolazioni come gli spartani e gli stessi romani, che addirittura, secondo diverse fonti fra cui Marco Porcio con i suoi scritti, testimoniano che i romani furono un popolo sano, per la bellezza di 600 anni, quando il medico era vietato ai cittadini, con un’alimentazione per lo più a base di vegetali come le rape e il cavolo.Ma allora perché continuiamo a tradurre i versi di questi signori e non approfondiamo chi essi fossero veramente? Gli uomini più intelligenti, più colti, più aperti, più tolleranti del mondo, in tutti i tempi, in tutti i campi del sapere: nella scienze, nella filosofia, nell’arte, nella letteratura, nella medicina, ecc. erano vegetariani. Questa è la verità!
L’amore platonico
Un amore di altri tempi, fatto di sguardi, sensazioni ed emozioni. Un sentimento eccelso, innalzato ad essenza spirituale, scevro di ogni sensualità, è quello che ispirava i grandi poeti: Dante, Petrarca, Leopardi. Ecco il significato dell’amore platonico: quel sentimento che occupa pensieri, mente e azioni. Un amore che Platone non definisce come eros ma esattamente quel primo stadio dell’innamoramento provocato dalla vista dell’amato, dalla sua bellezza fisica e dalla sua mente.Gli occhi sono la porta dell’amore, per il filosofo greco che fu il primo a parlare e descrivere accuratamente il significato dell’amore platonico che lo innalza a emozione divina, specchio della bellezza e della verità. «Il primo bacio non viene baciato dalle labbra bensì dagli occhi», sono le parole di Bernhardt che meglio esprimono la sostanza di questo sentimento assoluto e vissuto in maniera, appunto nobile, almeno al primo momento.Ma l’amore platonico non è solo quello fra due amanti bensì anche quello che regola rapporti familiari o storie passate e mai scordate. Un significato vero e sempre attuale, è quello del primo amore che non si scorda mai. L’amore puro, il primo, risulta essere per tutti vissuto subito in maniera platonica e sono proprio quelle sensazioni, uniche ed inimitabili a rimanere nell’anima per sempre.
L’innamoramento provoca inappetenza
Quando ci innamoriamo il nostro cervello aumenta la produzione di dopamina, noradrenalina e feniletilamina neurotrasmettitori che invadono il corpo e scatenano reazione fisiologiche, quali il battito cardiaco accelerato, l’aumento di sudorazione, l’euforia, l’eccitazione, l’insonnia e anche… il minore appetito. È proprio la PEA, sostanza chimica con una struttura simile a quella delle anfetamine, che ci riempie di entusiasmo amoroso ma chiude lo stomaco. Non si sa precisamente come questo neurotrasmettitore agisca sull’inibizione della fame, ma la sua “esplosione” nel nostro organismo durante la nascita dell’amore ci regala moltissima energia ed eccitazione emotiva. Nella fase iniziale della passione, quando si desidera ardentemente l’altra persona, senza però che si sia ancora instaurata una relazione a due, l’organismo è inondato dagli ormoni dello stress. È il classico “sfarfallìo” del cuore, che chiunque ha sperimentato di fronte all’uomo o alla donna per cui ci si è presi una cotta, spesso accompagnato da vampate di calore, viso che arrossisce, mani che sudano. Reazioni improvvise, incontrollabili, spesso persino inaspettate, legate a momenti intensi vissuti insieme alla dolce metà.Se poi Cupido mette bene a segno le sue frecce, i tremiti lasciano il posto all’euforia: l’amore, ricambiato, è travolgente, folle, smodato. Energia allo stato puro che spazza via il sonno, la fatica e, appunto, la fame. Perché, in un certo senso, è come se ci nutrissimo solo d‘amore. E anche Dante, pur non conoscendo la “chimica dell’amore”, è risaputo che soffrì di inappetenza, quando si innamorò di Beatrice.
200 Anni di Tradizione
Dante, Petrarca, Boccaccio, la Piaggio, la Torre pendente, Il Rinascimento, il David di Michelangelo gli Uffizi, Pinocchio, il Chianti, la ribollita e la bistecca. Da sempre la Toscanità nel mondo è simbolo di eccellenza, sia si parli di arte e di letteratura, che di cucina o di tecnologia. Quando però fuori fa freddo ed è buoi e nel camino il fuoco scoppietta e vi trasmette tutto il suo calore, l’unico capolavoro toscano che vorrete avere tra le mani è un buon sigaro. Compagno fedele di statisti, poeti, lavoratori e pensionati, il Toscano è il complemento perfetto per una serata rilassante questo capolavoro made in Tuscany ha alle spalle una storia di 200 anni durante i quali non ha conosciuto crisi, è difficile resistere al suo aroma allo stesso tempo deciso e delicato, diventa addirittura impossibile quando si sorseggia un buon bicchiere di brandy o cognac

