Il Palak Paneer ha origine nella regione del Punjabi. Le sue varianti sono popolari in tutta l’India, il Pakistan e il Bangladesh. È conosciuto anche come “Saag Paneer” e Saagwala, per la presenza di spinaci nella ricetta. Saag vuol dire verdi.Il paneer è un tipico formaggio indiano disponibile in commercio ma per la maggior parte delle volte preparato in casa. È composto da latte intero e un acido come il succo di limone, aceto o acido citrico. L’acido viene aggiunto durante l’ebollizone poco alla volta fino a quando la cagliata si separa dal siero. A questo punto la miscela viene raffreddata e filtrata attraverso una garza. Il panetto di formaggio ottenuto viene poi messo sotto peso per eliminare l’umidità in eccesso.Oltre a spinaci e formaggio, il paneer palak include generalmente cipolle, pomodori tritati e peperoncini freschi. Spesso viene anche aggiunto lo zenzero, curry, cumino, coriandolo e curcuma. Alcune varianti comprendono miscele di spezie come il garam masala o il chana masala. Quando c’è la carne agnello, capra30 o pollo arrostita nel forno. Il piatto prende il nome di saag gosht o palak gosht.Il palak paneer viene consumato con focacce: le naan e makki ki roti sono a base di grano. Le makki ki roti a base di farina di mais. Nella regione del Bengala occidentale e nel Bangladesh, può anche essere servito con riso pulao. In India il piatto si prepara anche con il tofu.
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Cosa sono l’ edamame
Che la soia sia un legume, forse lo sappiamo già. Che i suoi fagioli si chiamino edamame, forse no. I fagioli edamame sono una particolarità della cucina orientale che inizia a apparire anche sulle nostre tavole. Quali sono le proprietà dell’edamame e, soprattutto, come si usa in cucina? Sembrano fagioli acerbi, e se li vedi al banco della verdura non li compri perché non sapresti cosa farne.In realtà è soia, legume ricco di proteine e dalle plurime proprietà salutistiche, se consumato nelle giuste quantità e in “versione” non OGM.In particolare, quei fagioli verdi sono Edamame, ovvero fagioli di soia raccolti prima della maturazione e cotti lessati al vapore. In origine, soprattutto in Giappone, i fagioli edamame venivano venduti come cibo di strada ancora nel loro baccello, direttamente dal ramo della pianta, appena reciso. L’edamame ha plurimi benefici e usi; ecco le proprietà dell’edamame e come si cucina. Considerando che per quanto riguarda la soia al momento si consiglia di scegliere i prodotti non OGM, il discorso vale anche per l’edamame. Come si cucina l’edamame per farne una pietanza saporita e gradita anche agli scettici? Qualche dritta: Come antipasto: i baccelli di edamame vengono leggermente lessati in acqua salata, poi sgusciati, salati in superficie e mangiati come aperitivo o snack. Restano molto croccanti Per condire la pasta o il riso: cuocere velocemente a vapore i fagioli edamame nel loro baccello e aggiungerli a un sugo di pomodoro. Nelle zuppe o minestre: verso fine cottura, aggiungere i fagioli edamame prima cotti a vapore nei loro baccelli e sgranati. Potremo completare con una manciata di semi di girasole e un cucchiaio di olio. In insalata: dopo aver cotto a vapore e sgranato i fagioli edamame, aggiungerne due cucchiai da cucina alle insalate. Potremo farne un’insalata vegana se aggiungiamo tofu, semi di sesamo e girasole e insalata verde a piacere magari iceberg croccante e pomodori secchi, oppure un’insalata vegetariana con feta e cipolle, oppure un’insalata con gamberetti lessati, prezzemolo e lattuga. Condiamo con olio.
La o il Wok
La o il Wok è un tipo di padella semisferica fonda, originariamente in ghisa o in ferro, utilizzata in molti Paesi Asiatici e icona della cucina Cinese, infatti è dalla Cina che viene il suo significato: “Pentola di Cottura”. Il suo punto di forza è la versatilità: i i cinesi la utilizzano per qualsiasi tipo di cottura, da quella al vapore alla frittura, ma anche per saltare, sfumare, brasare e per ridurre le salse. Nella frittura a immersione il Wok è molto indicato per la sua forma, che permette di utilizzare scarse quantità d’olio arrivando subito a temperature elevate. Alcuni Wok sono dotati di griglia incastratile sul bordo della padella, ciò permettere di riporre il cibo già fritto, così da farlo scolare e mantenerlo caldo per il tempo rimanente della frittura. La griglia viene utilizzata anche per la cottura al vapore: basta versare dell’acqua nel Wok e impilare sopra i cestelli, la sua forma concava favorisce il formarsi del vapore, oppure collocare direttamente il cibo sulla griglia. L’affumicatura viene invece praticata collocando il carbone, coperto da segatura, nella padella al posto dell’acqua e adagiando i piccoli pezzetti di carne o pesce, prima aromatizzati in salamoia per qualche ora, sulla griglia. Per stufare carni e verdure, devi mettere piccole quantità d’olio, farlo riscaldare bene, versarvi gli ingredienti che vuoi cuocere e chiudere con un coperchio, in questo modo si formerà del vapore che unendosi con l’olio formerà ottimo liquido di cottura. Ma parliamo del tipo principale di cottura: la cottura al salto. Per questo tipo di cottura i cinesi utilizzano oli non propriamente oli nobili, come quello di arachidi o girasole. Basta metterne pochi cucchiai, ma ovviamente va benissimo anche il nostro olio extravergine di oliva. La tecnica utilizzata dai cuochi orientali si basa sul fatto che sia pesce, verdura o carne dev’essere sempre “in movimento”. Non bisogna, infatti, mai lasciarla nell’olio, ma occorre smuoverla continuamente o, se sei abbastanza abile, grazie al “salto”. Ricorda: il cibo va mosso di continuo, trattenendone una parte sulla parete e cuocendo il tutto in modo rapido e veloce, così i sapori e gli odori si uniranno tra loro e il tutto si cuocerà in modo omogeneo.
In giro per ristoranti tipici…..Occidentali
Non sono molti i ristoranti Italiani che servono cibo Orientale sukiyaki o shabu-shabu ma se ne trovate qualcuno vicino alla vostra città fate questa bella esperienza culinaria, altrimenti se vi trovate in Oriente ecco alcuni interessanti suggerimenti In uno yakitori-ya ristorante che serve yakitori ci si siede gli uni accanto agli altri intorno al bancone e si osserva il cuoco mentre cucina le pietanze scelte sulla brace. In questo tipo di locali, la cosa migliore è ordinare diversi piatti e poi chiedere una porzione supplementare di quelli che sono piaciuti di più. Le ordinazioni possono causare un po’ di confusione, visto che una portata spesso comprende due o tre spiedini fate attenzione, perché il prezzo indicato sul menu generalmente si riferisce invece a un solo spiedino. Di solito i ristoranti di yakitori sono locali piccoli, spesso situati nelle vicinanze delle stazioni ferroviarie, e si riconoscono da una lanterna rossa appesa all’esterno, oltre che dal profumo di pollo grigliato. Sukiyaki e shabu-shabu Assai apprezzato in Occidente e molto richiesto dai turisti che visitano il Giappone, il sukiyaki consiste in un assortimento di sottili fette di manzo cotte in un brodo di shōyu, zucchero e sakè, e accompagnato da una varietà di verdure e tofu . Dopo la cottura, tutti gli ingredienti vanno intinti nell’uovo crudo, all’istante prima di essere gustati. Se preparato con manzo di alta qualità, come quello di Kōbe, è un’esperienza sublime. Lo shabu-shabu è un piatto di sottili fette di manzo e verdure, cotte mescolandole in un brodo leggero e poi intinte in una varietà di speciali salse agrumate con semi di sesamo. Entrambi i piatti si preparano direttamente al tavolo, in una pentola posta su un fornello: non preoccupatevi, il cameriere di solito vi aiuterà a iniziare e vi terrà d’occhio. Il segreto consiste nel procedere con calma: aggiungete gli ingredienti poco alla volta e gustate i sapori.I ristoranti che servono sukiyaki e shabu-shabu di solito sono arredati in modo tradizionale e talvolta sono identificabili grazie all’immagine di una mucca. Ordinare i piatti non è difficile. Basterà dire sukiyaki o shabu-shabu e indicare il numero di commensali.
Una cena originale..e alla fine gelato fritto!
Ha l’aspetto di un panzerotto rotondo ripieno, ma è dolce e una volta affondato il cucchiaio nasconde un ripieno cremoso e freddo, un cuore gelato…di gelato! Parliamo del dolce cinese più amato dagli italiani: il gelato fritto. Una cena cinese un po’ in stile anni 90 a base di involtini primavera, gnocchi di riso e verdure, spaghetti di soia e pollo alle mandorle non può non concludersi con una porzione di gelato fritto. Sembra un dessert complicatissimo da preparare, invece potete tranquillamente farlo anche in casa. Per un buon gelato fritto dovete certamente procurarvi del gelato di ottima qualità. Scegliete il gusto che preferite tra cioccolato, crema, vaniglia, pistacchio e nocciola oppure optate per qualcosa di insolito come un gelato al tè verde, alla cannella, alla mandorla o alla liquirizia se non volete utilizzare le classiche creme. Evitate i gusti di frutta. Forse solo cocco e banana potrebbero mantenere bene la cottura del guscio esterno. Il gelato deve avere una consistenza abbastanza compatta e non deve sciogliersi troppo in fretta. Se decidete di utilizzare un gelato fatto in casa o artigianale, fatelo congelare per bene. Preparate delle palline molto solide di gelato e riponetele in freezer per 4-5 ore. Fate una pastella con 1 uovo, 150 gr di farina di grano tenero e 50 gr di fecola. Mescolate bene questi ingredienti con una frusta a mano e poi aggiungete dell’acqua freddissima fino a raggiungere una consistenza abbastanza densa. Immergete velocemente le palline di gelato nella pastella e poi rimettetele in freezer per altre 5 ore. Cuocetele poi in olio bollente finché non diventano dorate. Scolate su carta assorbente e spolverizzate con lo zucchero a velo. Servite il gelato fritto caldo-tiepido. Potete preparare le palline di gelato impastellate anche con qualche giorno di anticipo per poi friggerle al momento.
Il tofu
Spesso definito il formaggio dei vegani, il tofu è uno dei tanti alimenti che si possono preparare a partire dalla soia. Proprio come i formaggi classici, è ottenuto dalla cagliatura del succo e infine dalla sua compressione in blocchi. Oltre ad avere un elevato contenuto proteico, il tofu è ricco di Sali minerali come ferro e magnesio, ha basso contenuto calorico ed è ovviamente del tutto privo di colesterolo. Ormai sdoganato anche nella cucina onnivora, è un prodotto molto versatile, adatto alla preparazione di molteplici pietanze. Si consuma crudo, come snack veloce o abbinato alle insalate, ma anche alla griglia o nelle zuppe, nella cucina orientale da cui in realtà proviene viene spesso servito fritto.
Il vero cibo giapponese arriva a Milano.
Aprono in via Vigevano la Bottega del Ramen e Tokyo Table. Entrambi brand del gruppo nipponico Toridoll, che possiede 1200 locali nel mondo e dopo l’espansione in Asia e negli Stati Uniti adesso punta all’Europa. «Il nostro obiettivo è offrire ai milanesi i gusti autentici della cucina tradizionale giapponese, a prezzi contenuti», spiega Issei Komi, amministratore delegato di Fudosan Real,che segue lo sviluppo commerciale di Toridoll nel nostro Paese. Entro il 2017 aprirà un altro locale a Milano e altri 15 ristoranti in Italia entro i prossimi tre anni. Nel mondo, invece, l’obiettivo del gruppo è di raggiungere entro il 2025 i 2 mila indirizzi in Giappone e arrivare a 4 mila all’estero, di cui 500 solo in Europa. Intanto, il primo ad aprire al pubblico in Italia è stato la Bottega del Ramen, con circa 30 posti a sedere. Il locale, con nome italiano, ha come prodotto di punta il ramen, uno dei tradizionali piatti della cucina giapponese, a base di tagliatelle in brodo. Il menu ne propone varie versioni, che variano per tipo di pasta in brodo di carne o vegetale, e condimenti. Fra le proposte non manca neanche una vasta scelta di otsumami, gli stuzzichini giapponesi come edamame, ravioli o nitamago, una selezione di birre giapponesi e di vini italiani. Tokyo Table, invece, aprirà a marzo, sempre a Milano. Questo locale offrirà un menu che rispecchia la cucina giapponese autentica, con un’ampia scelta di circa otsumami, noodles, sushi,carne e pesce.