Comunicare

Comunicare, saper comunicare, riuscire a essere efficaci con la comunicazione.Alcuni la fanno semplice. Sono i banalizzatori, quelli che: “basta mettere 2 parole usando una tono accattivante, scegliere una bella immagine, e il gioco è fatto”.Ma l’effetto potrebbe essere lo stesso di un cinese che chiede indicazioni stradali in un paesino di montagna.Perché c’è differenza tra comunicare e “farsi capire”. Ma soprattutto: l’interlocutore non deve mai e poi mai dover “interpretare”, ma capire il messaggio in tempo zero.L’errore spesso commesso nella comunicazione è proprio questo. Un po’ per fretta, un po’ perché la comunicazione viene presa “sotto gamba”, o forse semplicemente perché non cambiamo punto di vista. Sbagliato! Perché se parli in cinese alla Signora Maria del piccolo alimentari in centro a stai indubbiamente comunicando qualcosa, ma lo stai facendo nel modo giusto?Vuoi comunicare in modo efficace? Ai tuoi figli, ai tuoi colleghi, a tuo marito  Allora il tuo mantra deve essere: creatività, innovazione e originalità. Ma fa si che queste 3 componenti siano indirizzare entro i confini di un giardino ben preciso.Per meglio dire: se pensi di poter generare un maggior attenzione solo perché utilizzi un linguaggio bello ma che si rivolge ad una platea generica, allora sei completamente fuori rotta. Anzi, potrebbe essere controproducente per due motivi:non puoi essere capito da tutti, ai figli devi parlare in un modo ai colleghi in un altro Togliamoci dalla testa di parlare nello stesso modo a  a tutti o di poter risolvere i problemi di tutti.Senza differenziazione, senza l’esaltazione di una specifica competenza, rischiamo di cadere in un vicolo cieco dove il reale destinatario e, a un primo impatto, non si riconoscerebbe nella comunicazione usata, spostando oltre la sua attenzione. È dissonante…  parlare cinese alla Signora Maria.

 

Motivazione uguale energia

La parola è “motivazione”. Si tratta dell’energia che ci anima e ci fa muovere verso un obiettivo.In altre parole: per svolgere qualunque attività bisogna attivarsi, no? E attivarsi vuol dire lasciare uno stato di quiete avendo a disposizione l’energia, appunto: la motivazione, necessaria per agire.È un’energia che noi produciamo. Senza motivazione è difficile riuscire a combinare qualsiasi cosa, in qualsiasi campo: studiare, lavorare, praticare uno sport, imparare una lingua, avere buone relazioni interpersonali, lavare i piatti, scrivere un libro, costruire una barca con gli stuzzicadenti o vincere un premio Nobel.Tutto inizia quando percepiamo un bisogno, un disagio da contrastare o un vantaggio da conquistare, e a condizione che pensiamo di farcela. Se nemmeno percepiamo il disagio o il vantaggio, o se non crediamo che la nostra azione possa essere efficace, allora non saremo motivati a darci da fare.Non sempre calcoliamo razionalmente il rapporto tra costi,tempo e fatica, rischio di fallire e benefici. Sono l’urgenza percepita del bisogno, e istinti, abitudini, credenze, valori, educazione, competenze, autostima e un sacco di altra roba cognitiva a influenzare e a orientare le scelte e il comportamento di ciascuno di noi. Inoltre: sappiamo che mente e cervello non sono esattamente la stessa cosa, ma sappiamo che l’attività mentale ha basi biologiche la motivazione è connessa anche con i livelli di dopamina, che regola molte funzioni cerebrali, tra cui il tono dell’umore e la percezione e l’anticipazione del piacere. Quando facciamo qualcosa, non è la cosa in sé, ma sono il modo in cui ci pensiamo e il tipo e la forza della motivazione che abbiamo prodotto a decidere se e come otterremo un risultato La prossima volta che vi fa fatica lavare i piatti o spegnere la sveglia che vi sprona ad alzarvi  dal letto chiedetevi che cosa vi sta mancando, Spesso la risposta sta proprio in una di queste tre aree: sentirci obbligati, giudicare inutile o irrilevante quanto dovremmo fare, considerarci inadeguati.

Space Clearing

Space Clearing è essenzialmente l’arte di liberare lo spazio. Ovviamente questa ‘disciplina’ molto particolare e consigliata da numerosi psicologi d’oltre oceano che rende lo Space Clearing un’arte che va oltre le mere esigenze casalinghe. Le nostre mamme applicavano gli stessi principi anche senza conoscere il Feng shui! E se applicassimo le regole dello Space Clearing anche nell’ambito della nostra vita sociale?” Se una casa piena di oggetti inutili ci stressa e non ci permette di utilizzare al meglio le energie bloccate tra cumuli di vecchi abiti e cassetti pieni di ricordi della nostra adolescenza, cosa dire allora di una vita sociale ostacolata da personaggi inutili e legati al passato? Qualcuno potrebbe pensare che è spietato mettere sullo stesso piano una scatola colma di oggetti senza valore e un’agenda infarcita di nomi e cognomi  che non rappresentano più nulla per noi e che ancora conserviamo. E invece si può fare e che, anzi, è doveroso farlo: non si tratta in questo caso di liberare spazio nello stanzino perché ci sentiamo nervosi; fare pulizia nella propria vita relazionale significa difendere la propria dignità e soprattutto rispettare e far rispettare le proprie esigenze. Non si tratta di snobismo: certi rapporti umani sono molto dannosi per chi ha bisogno di completezza, di evoluzione e di maturità. Lasciarsi etichettare significa dimostrare la propria debolezza, la propria piccolezza…. Le persone che non riusciamo a ‘eliminare’ dalla nostra esistenza per abitudine, sono proprio quelle che ci tengono incatenati a un passato che non c’appartiene più. Tratteniamo senza criterio oggetti e persone: lo Space Clearing potrebbe venire in nostro soccorso anche in ambito sociale. ‘Eliminare’ le persone inutili della nostra esistenza non è spietato: è un coraggioso atto di maturità.