Nel Parco delle Madonie un Consorzio lavora per il rilancio della produzione della manna, straordinario dolcificante naturale dai tanti possibili utilizzi in ambito alimentare, farmaceutico e cosmetico. Con l’arrivo del caldo estivo, i giovani agricoltori di 4 cooperative si accingono al nuovo raccolto dopo aver inciso seguendo regole antichissime la corteccia dei frassini da cui essa sgorga. Nel verde incontaminato del Parco delle Madonie un Consorzio lavora per il rilancio della produzione della manna, straordinario dolcificante naturale dai tanti possibili utilizzi in ambito alimentare, farmaceutico e cosmetico. Prodotti nel biennio 2016-2017 oltre 1.500 Kg.La manna non piove solo dal cielo. Ha una sua origine anche tutta terrena. In uno spicchio di terra siciliana la si produce da secoli con tecniche tramandate di generazione in generazione. Questo straordinario dolcificante naturale, che rimanda a episodi biblici e che nell’immaginario collettivo è un dono divino, si ottiene dalla solidificazione della linfa che fuoriesce, durante la stagione estiva, dalle incisioni praticate sul fusto di una rara specie di frassino coltivata solo in ristrette superfici del comprensorio del Parco delle Madonie, incontaminato polmone verde a circa 90 chilometri da Palermo. Un vero e proprio unicum a livello mondiale. In Sicilia la manna viene prodotta fin dalla seconda metà del 1500 e per secoli ha rappresentato un’importante voce economica per il contesto agricolo. A partire dal secondo dopoguerra, però, la coltivazione di frassini da manna ha subito un rapido declino, rimanendo relegata principalmente nelle superfici di Castelbuono e Pollina, due comuni del comprensorio madonita. I nostri sforzi sono tutti mirati a ridare vitalità alla produzione e a mantenere viva la coltura, ma anche la cultura, di questa antica risorsa.”
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Niente più caffè e api
Entro il 2050 in America Latina l’88 percento del territorio adatto alla coltura del caffè andrà perso a causa dei cambiamenti climatici. Non solo. Nella stessa regione si registrerà anche un calo nel numero di specie di api, i principali insetti impollinatori delle piante del genere Coffea, dalle quali si estraggono i chicchi del caffè Sono gli angosciosi risultati di una ricerca dello Institute di Panama, alla quale hanno collaborato studiosi di vari enti I ricercatori dello Smithsonian, consigliano che benché il declino sia inevitabile, tra le cinque e le dieci specie di api riusciranno a sopravvivere anche negli scenari peggiori previsti dal modello matematico, salvaguardando così il salvataggio di almeno una parte delle coltivazioni nelle aree ‘superstiti. Per coloro che potrebbero perdere le colture di caffè e di conseguenza il lavoro nei prossimi decenni, gli studiosi consigliano di essere lungimiranti e di iniziare un graduale passaggio ad altre tipologie di piantagioni o a nuovi sistemi di produzione. Nelle aree in cui è previsto il declino maggiore delle api ma dove il terreno rimarrebbe adatto per il caffè, Roubik e colleghi indicano di agire sugli habitat per aumentare le popolazioni degli imenotteri. Piantando per esempio alberi alti, dato che diverse specie di Coffea, di origine africana, preferiscono la crescita all’ombra di grandi piante. Un altro consiglio è quello di tutelare le foreste naturali e pianificare una rotazione delle colture. Se si interviene con anticipo, molti produttori potrebbero dunque salvare il proprio prezioso business e noi non rischiare di rimanere senza caffè!
Il semenzaio in casa
I semenzai fatti in casa possono essere davvero piacevoli: oltre a permetterti di coltivare in casa, piantine di verdure e fiori, posso essere un coloratissimo modo di decorare la tua finestra! Infatti, la posizione ottima dove appoggiare il tuo semenzaio è su un davanzale o su un mobile vicino alla finestra, per catturare e riflettere quanta più luce possibile, grazie anche al coperchio che, abitualmente, è in vetro. Però anche altri materiali, purché rigidi e trasparenti, possono offrire una valida alternativa. Il coperchio in vetro sarà una finestra sul mondo per la tua cassetta, basilare perché permette alla luce di entrare e al tempo stesso protegge i germogli dagli agenti atmosferici Il tuo semenzaio può avere la forma di una cassetta, a fondo unico o a più sezioni, ma ricordati sempre di fare dei fori per il drenaggio, o rischierai di affogare i tuoi germogli quando li annaffi! I vasetti da semina, simili a piccole campane, sono solitamente creati in alluminio. Esistono però anche quelli biodegradabili, e sono davvero funzionali: vanno riempiti con dell’humus, ben concimato e morbido. Quando al tatto ti ricorderà la sabbia del mare, sarà giunto il momento di inserire i semi. Dopo aver piantato i semini ricordati di non buttare le bustine che li contenevano: possono tornarti utili per creare una parete di calore attorno ai vasetti e per non fare confusione fra le tue piantine. Se sei amante del fai da te e vuoi costruire il tuo semenzaio, non temere: è più semplice di quanto pensi! Bastano pochi semplici materiali e un pizzico di fantasia. Una buona idea per iniziare è prendere uno scatolone di cartone e mettere sul fondo degli stracci o vecchie magliette. Il calore dei tessuti aiuterà a creare il micro-clima adatto ai germogli. Un’altra proposta è quella di utilizzare dei vasetti di yogurt e le confezioni dei gelati, adeguatamente puliti e disinfettati, come piccoli semenzai per la crescita delle tue piantine: riempi il fondo dei vasetti con dell’ovatta, aiuterà a trattenere calore e liquidi. Ricordati di fare dei buchi sul fondo per permettere il drenaggio dell’acqua. Non posizionare il semenzaio sotto la luce del sole prima che le piantine spuntino, e anche quando sono nate ricordati di coprirle spesso. Puoi aiutare i tuoi germogli a crescere dritti legandoli con un pezzetto di spago a degli stuzzicadenti, o delle vecchie matite, lascia carta bianca alla tua fantasia e decora come preferisci il tuo piccolo orto casalingo!
Pesticidi su frutta e verdura
Prestiamo sempre la massima attenzione alla frutta e alla verdura che scegliamo di acquistare. Ne analizziamo l’aspetto per valutarne l’integrità e la freschezza. La compriamo da rivenditori di fiducia per essere sicuri della provenienza e della qualità. Nonostante la cura e le accortezze nella scelta dei prodotti migliori non avremo mai, però, la certezza che la frutta e la verdura che mangiamo non siano state trattate con pesticidi o che non siano in alcun modo entrate in contatto con essi. Questo è quanto dimostrato da un recente rapporto pubblicato dalla ONG. L’organizzazione ha svelato che il 72% della frutta e il 41% delle verdure vendute presentano tracce di pesticidi sulla superficie. Ecco svelati i consigli degli esperti per rimuovere i pesticidi su frutta e verdura e rendere più sicuri i prodotti ortofrutticoli che mangiamo, anche se non esiste, purtroppo, un sistema che gli esperti considerino efficace al 100%. Si può, ad esempio, lasciare in ammollo frutta e verdura in un soluzione di acqua e bicarbonato. Bastano due cucchiaini di bicarbonato in una quantità di acqua equivalente a due bicchieri. Studi scientifici hanno, però, dimostrato l’efficacia del sistema su soltanto due tipi di pesticidi. In alternativa ci si può rivolgere ai vecchi rimedi della nonna. Vale a dire l’ammollo per cinque minuti in aceto bianco. Se il metodo risulta efficace contro gli odori e i batteri, non vi sono, però, certezze riguardo gli effetti sui pesticidi. Uno dei metodi più sicuri è quello di grattare frutta e verdura in superficie per rimuovere eventuali residui. Non bisogna, però, dimenticare che alcuni prodotti perdono, in questo modo, parte delle proprietà nutritive, gustative ed olfattive. Non resterebbe, dunque, che orientarsi ai prodotti provenienti da coltivazioni di agricoltura biologica. Gli esperti, in effetti, sostengono che allo stato attuale siano quelli più sicuri. Sono, infatti, basse le percentuali di pesticidi su frutta e verdura, ci sono talvolta, probabilità di essere il frutto di contagi attraverso l’aria o il terreno. Occorre, però, segnalare, che, talvolta, alcuni agricoltori, per preservare le colture dai parassiti, adoperano prodotti che sono davvero naturali ma che risultano, però, tossici anche per l’uomo. Uno di questi per esempio è il rame. Otterrà più sicurezze e certezze chi avrà la possibilità di scendere con un bel cesto per la raccolta nel orticello di casa sua!