Le emozioni di base hanno scopi di adattamento molto semplici ma importanti per la nostra sopravvivenza. Per quanto riguarda le emozioni piacevoli gioia, felicità ecc., si può affermare che la descrizione precisa di un’emozione positiva ha la funzione di rafforzare i legami affettivi e sentimentali con le altre persone. Gli scienziati che si occupano di emozioni da poco hanno ribadito la centralità dell’esperienza emotiva quale “canale comunicativo” agevolato nei rapporti con gli altri. La funzione adattiva delle emozioni spiacevoli o dolorose paura, rabbia, tristezza ecc., invece, sembra essere quella di “avvisarci” e di descrivere situazioni da noi interpretabili come ostili anche dal punto di vista psicologico oltre che fisico e quindi di comportarci di conseguenza ad esempio la reazione di paura di fronte ad un pericolo permette di reagire prontamente per evitarlo. Le emozioni sono esperienze che le persone evocano con grande frequenza sia per comunicarle ad altri, sia per riflettere fra sé e sé. Infatti, le informazioni più importanti che comunichiamo scambi comunicativi con amici, partner figli ecc. sono le esperienze emotive associate agli eventi che raccontiamo. L’emozione è dunque una esperienza intensa e passeggera che diventa un’occasione per prendere contatto con gli altri in vari modi.
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Vivere bene le emozioni
Per vivere bene con le nostre emozioni, per poterle gestire e quando necessario controllare dobbiamo prima di tutto imparare a identificarle e accettarle. Non serve a niente dirsi “non voglio essere arrabbiato” se la rabbia sta ormai serpeggiando dentro di noi, e non serve neppure chiudere gli occhi di fronte a una passione se questa ormai ha messo seme in noi e ci sta trainando dove vuole lei. E poi? E poi l’emozione va vissuta, non c’è via di scampo. Quello che può cambiare è il ritmo, il tempo e lo spazio che vogliamo dare all’esperienza. Se un’emozione è piacevole non c’è nessun problema a lasciarsi avvolgere e trasportare e durerà finché durerà. Spesso poco, perché le emozioni sono intense ma se vissute si dissolvono rapidamente. Ci sono invece emozioni che se ignorate e represse o, al contrario, espresse senza alcun freno, possono fare male, a se stessi e agli altri. Sono emozioni più difficili da gestire, come la rabbia, la paura, l’ansia che richiedono un metodo che permetta di far fronte al loro sorgere. Il metodo è semplice parte dal presupposto che un’emozione va scaricata, sempre e comunque ma i modi di scaricarla sono tre: diretto, indiretto e sublimato. Un moto di irritazione scaricato senza deviazioni si traduce in un attacco, fisico o verbale, nei confronti di chi ha causato l’irritazione; se, invece, la scarica è indiretta, l’aggressione sarà rivolta verso terzi, come quando l’impiegato frustrato urla a casa con la moglie. Ma la forma che lascia più spazio e libertà d’azione è la esaltazione, cioè la trasformazione dell’emozione in “forza lavoro” che può essere scaricata in tantissimi modi diversi: correndo, urlando, prendendo a pugni un cuscino, camminando all’aria aperta, parlando con l’amico del cuore, ballando a suon di musica, scrivendo una lettera con tutti gli insulti e offese che si vorrebbero dire ,senza però mandarla, e così via. Imparando a costruire un buon rapporto con le proprie emozioni cioè dando loro dignità di realtà e modalità di espressione, si potranno evitare i danni dei due possibili estremi, da una parte la inibizione, quindi “aridità” e dall’ altra l’espressione incontrollata, quindi “alluvione”. E si potranno trasformare le volubili e mutevoli colorazioni del nostro animo non in una croce da subire, ma in una ricchezza da gustare.
Perché proviamo emozioni?
Le emozioni di base hanno scopi di adattamento molto semplici ma importanti per la nostra sopravvivenza. Per quanto riguarda le emozioni piacevoli gioia, felicità ecc., si può affermare che la descrizione particolareggiata di un’emozione positiva ha la funzione di rafforzare i legami affettivi con le altre persone. Gli studiosi che si occupano di emozioni recentemente hanno ribadito la centralità dell’esperienza emotiva quale “canale comunicativo” privilegiato nei rapporti con gli altri.La funzione adattiva delle emozioni spiacevoli o dolorose paura, rabbia, tristezza ecc., invece, sembra essere quella di “avvisarci” e di descrivere situazioni da noi interpretabili come minacciose anche dal punto di vista psicologico oltre che fisico e quindi di comportarci di conseguenza ad esempio la reazione di paura di fronte ad un pericolo bambino piccolo si avvicina al fuoco o a una pentola di acqua permette di reagire prontamente per evitarlo.Le emozioni sono esperienze che le persone evocano con grande frequenza sia per comunicarle ad altri, sia per rimuginarle fra sé e sé. Infatti, le informazioni più importanti che comunichiamo con amici, familiari,o anche il parrucchiere piuttosto che il dottore che ci cura ecc. sono le esperienze emotive associate agli eventi che raccontiamo.L’emozione è dunque una esperienza intensa e passeggera che diventa un’occasione per prendere contatto con gli altri in vari modi.
I cibi per la mente
In inverno il cervello entra in una specie di letargo e ha bisogno di aiuto per affrontare lavoro e scuola: l’alimentazione è la chiave per una memoria produttiva e continua.Mai come in questo periodo dell’anno il cervello ha bisogno di un aiuto per la memoria e la concentrazione. E i cibi possono essere di grande aiuto. Del resto, l’inverno è uno dei periodi più critici dell’anno. Mentre gran parte della natura sta fermai, noi dobbiamo lavorare più che mai, in assenza parziale di sole per l’incrementare delle giornate piovose, e anche delle ore di luce. La stanchezza è quindi uno dei primi “prezzi da pagare” al nostro stile di vita, ma non bisogna permettere che il calo dell’energia deprima le forze intellettuali e il sistema immunitario. Per questo bisogna riempire la tavola di cibi per la memoria e la concentrazione.Lo zucchero bianco e i dolci alzano i livelli di glucosio nel sangue, aumentano la fame nervosa e favoriscono sonnolenza e calo della concentrazione, quindi meglio ridurli, via libera invece a pesce azzurro, legumi e uova, fonte di proteine e grassi buoni che nutrono il cervello. Al mattino per la colazione nel latte o a merenda spalmato su una fetta di pane integrale, il miele di millefiori è ricchissimo di calcio e magnesio, essenziali quando ci si sente stanchi. Mangiarvi un bel piatto di broccoli influirà positivamente sulla vostra memoria sulla concentrazione e sull’attenzione essendo ricchi di vitamina C e acido folico.
Disegnare agisce sul cervello
In generale disegnare, dipingere e realizzare oggetti a mano modellando la creta sono attività particolarmente indicate per stimolare le funzioni cognitive, ridurre lo stress e renderci felici. Non temete se non siete provetti pittori, si tratta di attività che potete fare anche se la vostra capacità artistica equivale a quella di un bambino piccolo, perché nessuno vi valuterà, lo potete fare soltanto per voi stessi. E i benefici saranno evidenti, in particolare per il vostro cervello. Ecco sette cambiamenti che accadono dentro di noi semplicemente disegnando. Stimola la creatività, anche se ci sembra di non averne. Come in tutte le cose è la pratica a renderci bravi o a farci migliorare. Quindi lavorare sulla nostra capacità di immaginare non può fare altro che aumentare la nostra creatività. Rende più forti dal punto di vista psicologico. Forse perché, disegno dopo disegno, diventiamo più consapevoli e capaci di trovare nell’arte un eccellente alleato e una valvola di sfogo dalle emozioni. È ormai assodato che chi fa arte visiva riesce a reagire in maniera più energica e propositiva alle avversità. Felicità assicurata, infatti il disegno spesso viene utilizzato anche come sostegno per chi soffre di lievi stati di depressione. Forse perché aiuta a incontrare una parte molto nascosta di noi stessi e a tirare fuori quello che fa soffrire. Fa bene alla memoria. Non solo cibo ricco di fosforo, ma anche dedicarsi a un’attività artistica allena le nostre capacità cognitive. Inoltre, è risaputo che, ad esempio, realizzare mappe concettuali come dei grafici colorati ci aiuta nel tenere a mente le cose. Tutto ciò che è disegnato si ricorda meglio. Combatte l’ansia a colpi di disegni e colori, oppure manipolazione. Dedicarsi a un’attività artistica ci fa concentrare e fa allontanare la mente da quei meccanismi che ci portano sensazioni sgradevoli di stress e agitazione. È un po’ come meditare, ma con una matita in mano. Aiuta quando si sta male. Anche in questo caso non si tratta di magia, ma soltanto di distrarre e allontanare la mente da una sensazione dolorosa o di malessere, per farla concentrare su come realizzare al meglio il nostro progetto. Ancora più concentrati grazie al disegno: dedicarsi a questa attività migliora la memoria, ma anche la nostra capacità di essere totalmente presenti in quello che stiamo facendo, riuscendo così a trarne il meglio.
Vi commuovete guardando un fil…. siete più forti
A casa comodamente seduti su una poltrona con vicino un camino con la legna che scoppietta, oppure al cinema,o magari a teatro, ci sono persone che piangono facilmente davanti a un film, o a una commedia altre si vergognano di mostrare le proprie emozioni, soprattutto gli uomini, perché pensano che le lacrime indeboliscano, una sciocchezza machista senza alcun fondamento. La verità è che piangere vedendo un film non è un segno di debolezza, al contrario, indica che la persona è psicologicamente più forte.Piangere non è motivo di vergogna, ma un segno di umanità che indica un’emozione, sia essa tristezza, felicità, rabbia, nostalgia, e al di sopra di tutto è un sintomo di empatia. Le persone che lo fanno tendono anche ad avere più successo a livello sociale. Quando i personaggi di un bel film sono ben interpretati, siamo portati a metterci nei loro panni, a vedere la realtà attraverso i loro occhi. Tutti noi, a vari livelli, cerchiamo l’identificazione con il cinema. Alcuni studi realizzati usando la neuroimmagine funzionale hanno rivelato che il nostro cervello si collega quasi al personaggio con cui ci identifichiamo, nella misura in cui attiviamo le stesse aree del cervello, collegate a ciò che il personaggio sta facendo, le stesse aree che sta utilizzando per svolgere i suoi compiti, come camminare, saltare o battere le mani.Questa risorsa permette anche di comprendere la sua situazione e il suo punto di vista, e di sperimentare gli stessi stati emotivi. Ovviamente l’empatia è intimamente legata al modo in cui è strutturato il nostro cervello, soprattutto con i neuroni specchio, i principali responsabili del fatto di metterci nei panni degli altri. Uno studio realizzato presso la Claremont Graduate School lo ha spiegato in modo molto chiaro.In quell’esperimento, gli psicologi hanno chiesto ai partecipanti di assistere a un video dell’Ospedale Pediatrico La metà delle persone ha visto una parte del video che mostrava un padre che parlava del cancro in fase terminale del figlio, l’altra metà una parte in cui il bambino e il padre visitavano lo zoo e non si accennava alla malattia. Com’era prevedibile, il passo in cui il padre parlava della malattia del figlio ha suscitato una risposta emotiva più intensa: i partecipanti hanno mostrato un aumento del 47% dei livelli di ossitocina nel sangue.Ogni partecipante ha dovuto poi prendere una serie di decisioni collegate al denaro e ad altre persone. I risultati hanno mostrato che chi aveva assistito al video dal contenuto più emotivo è stato più generoso con gli estranei e più propenso a donare denaro e chi ha donato del denaro ha detto anche di sentirsi più felice.
Prima di prendere una decisione importante prendi tempo
Quante volte vi siete sentiti dire,dai vostri genitori,fratelli più grandi,nonni,prima di prendere una decisione “devi solo dormirci su!“.Tutto vero. Recenti ricerche hanno scoperto che anche un leggero ritardo, che sia solo una frazione di secondo, prima di fare una scelta, può portare ad una maggiore accuratezza. Per prendere una decisione importante che combaci alla scelta migliore, basta prendersi un paio d’ore di tempo o addirittura pochi secondi in più.In uno studio pubblicato sulla rivista PLOS, i ricercatori del Columbia University Medical hanno impegnato dei volontari in delle attività su computer in cui potessero rispondere ogni volta che volevano o in attesa di un segnale che indicasse che essi erano pronti per rispondere. Gli scienziati hanno scoperto che aumentando il periodo di tempo che i partecipanti avevano a disposizione per visualizzare uno stimolo prima di prendere una decisione, la precisione aumentava. Posticipare l’inizio del processo decisionale da un minimo di 50 a 100 millisecondi consente al cervello di focalizzare l’attenzione sulle informazioni più rilevanti e bloccare i distrattori irrilevanti ha spiegato Grinband, uno degli autori dello studio.In questo modo, invece di lavorare più a lungo o di più per prendere una decisione importante, il cervello rimanda semplicemente l’inizio della decisione ad un punto più vantaggioso nel tempo.Quindi secondo la ricerca se ti trovi di fronte a una scelta, prenditi una breve pausa, magari beviti un caffè in tranquillità, e concentrati sulle opzioni disponibili prima di prendere la tua decisione. Anche un piccolo ritardo, potrebbe aiutarti a fare una selezione più accurata
L’indecisione al ristorante ecco da cosa deriva
Avere troppa scelta non è sempre positivo, perché il nostro cervello può “incepparsi” mentre calcola costi e benefici di ciascuna delle opzioni che ci si presentano. Il risultato è la classica difficoltà a prendere una decisione, determinata da un fenomeno che gli psicologi chiamano “sovraccarico di scelta”. Probabilmente lo avete già collaudato davanti al ricco e prelibato menù di un ristorante, al negozio di oggetti da regalo durante una vacanza o magari al supermercato mentre siete alla ricerca di un pacco di caffè o di di biscotti. Per svelare i meccanismi cerebrali che sottendono al sovraccarico di scelta, un team di studiosi del California Institute of Technology ha sottoposto un gruppo di volontari ad alcuni esperimenti durante una risonanza magnetica scoprendo che il numero migliori di opzioni da cui attingere è compreso tra 8 e 15. Gli scienziati hanno mostrato ai partecipanti un set di 6, 12 e 24 immagini differenti, chiedendo loro quale avrebbero scelto come tema per un oggetto da mettere in vendita, come ad esempio una tazza per la colazione. Dalle scansioni cerebrali è emersa un’intensa attività in due specifiche aree del cervello: la corteccia cingolata anteriore, nella quale vengono valutati i potenziali costi e benefici delle decisioni, e lo striato, una regione del cervello che determina il valore di ciò che abbiamo innanzi. Camerer e colleghi hanno osservato che la massima attività è stata registrata in presenza di 12 immagini, mentre con 6 e 24 è risultata inferiore. Per quale motivo?La ragione, risiede nel “peso” dell’elaborazione del cervello mentre valuta la ricompensa la tazza migliore possibile e la quantità di lavoro necessaria per determinare qual è l’immagine più adatta. In parole semplici, all’aumentare delle opzioni aumenta la possibilità di ricompensa, tuttavia quando la scelta diventa troppo ampia il cervello fa fatica a determinare la soluzione migliore, proprio a causa del sovraccarico. Concludendo, 6 opzioni sono troppo poche mentre 24 troppe,. Sulla base di questo risultato, Camerer e colleghi suggeriscono che il numero di scelte più adatto è compreso tra 8 e 15.
Nessuna decisione se ci sono troppe opportunità
Un bancone con decine di gusti di gelato, un ricco menù in pizzeria o la schermata con le proposte dei programmi serali: capita spesso di rimanere “congelati”, incapaci di scegliere, davanti a un ampio ventaglio di possibilità. In presenza di un numero molto elevato di valide opzioni, il cervello fa particolarmente fatica a decidere. Il fenomeno è noto da tempo in psicologia e descritto da alcuni come “sovraccarico da eccesso di opzioni disponibili. In pratica, quando l’ambiente informativo in cui ci si muove è troppo ricco, ci si ritrova in una fase di inerzia, incapaci di vagliare la strada migliore. Ora uno studio della Caltech chiarisce perché succede, e individua l’intervallo numerico di opzioni più congeniale al processo decisionale. Il fenomeno del choice overload era stato osservato una ventina di anni fa in un singolare esperimento. In un negozio di alimentari era stato allestito un assortimento di 24 barattoli di marmellata di gusti diversi, e in altre occasioni soltanto di 6. I consumatori tendevano più facilmente a fermarsi ad assaggiare quando il tavolo era colmo di opzioni, ma difficilmente poi acquistavano. Più raramente si sono invece fermati al banco da 6, ma quando è accaduto, hanno comprato 10 volte più spesso.Da ripetere o da evitare? Il cervello decide così I ricercatori hanno presentato ad alcuni volontari serie da 6, 12 o 24 immagini di paesaggi da cui scegliere una foto che avrebbero potuto stampare su una tazza. Durante la fase decisionale, sono stati monitorati con MRI, che ha rivelato attività in due regioni cerebrali: la corteccia anteriore cingolata, che pesa costi e benefici delle scelte, e lo striato, una parte del cervello che dà giudizi di valore.L’interazione tra queste due aree rilevata dalla risonanza indica, spiegano gli scienziati, una valutazione in atto: il cervello soppesa la potenziale ricompensa una bella immagine da stampare con la fatica necessaria a vagliare tutte le opzioni. Occorre insomma trovare un equilibrio tra lo sforzo mentale, che non deve essere eccessivo, e la ricompensa, che si spera importante. Il fatto che spesso, nella vita quotidiana, le possibilità di scelta offerte siano molte di più è legato a un tratto tipico dell’indole umana: quello di “mangiare con gli occhi”. In altre parole, quando pensiamo a una vasta gamma di opzioni preferiamo essere stimolati sulla nostra libertà di scegliere, e non ci curiamo subito dello sforzo mentale che una scelta comporta.
Curiosità sul nostro cervello
Il cervello può fare molte più cose di ciò che pensi e che quotidianamente fai. Sembra la classica trama da film di fantascienza ma è proprio così. Ma ti sei bevuto il cervello? No, quella è una delle cose che non è possibile fare. Ecco, quindi, alcune curiosità sul nostro cervello: Sognare è un’attività del tutto inconscia. E se siete convinti, di non sognare vi sbagliate. Il nostro cervello “produce” 4-7 sogni per notte.Belle trame cariche di fantasia e vissuto delle quali ricordiamo, a volte, solo il 50%. Il restante svanisce nei primi minuti di dormi-veglia, e al suono della sveglia spesso svaniscono. La risata Ridere, come moltissime altre cose, è un movimento assolutamente involontario. Il nostro cervello invia gli impulsi ai nostri muscoli che si muovono di conseguenza. In realtà il cervello coinvolge 5 aree diverse per ridere a una battuta. Consumo Ma vi siete mai chiesti come ci si addormenta sul divano alla tv e come ci accendiamo e rimaniamo svegli ? Ho bisogno di ricaricare le batterie! Già, quanto consuma il nostro cervello? Vi stupirete di sapere che quello che risiede nella nostra calotta cranica per chi più, per chi meno consuma 23W, sufficienti per tenere accesa una lampadina. Rispetto al resto del corpo, succhia tra il 15 e il 25% delle energie. Mal di testa mi fa talmente male la testa che mi scoppia il cervello! Siate felici! Il cervello non può sentire dolore. Sono le terminazioni nervose, site nel nostro corpo, a farci provare quella sensazione. Così si spiega come in alcuni casi, le operazioni al cervello vengono effettuate con il paziente sveglio. Capacità Avete mai l’impressione di aver letto così tanto o per lavoro o per piacere, da non avere più spazio in memoria? Tranquilli, il nostro cervello ha una capacità infinita. Un cloud infinito che non dobbiamo avere paura di appesantire. Anzi, oggigiorno ci sono parecchi spazi disponibili, come se avesse tanti cassetti da riempire. Queste sono alcune curiosità sul nostro cervello, il suo vero potenziale risulta ancora oggi un mistero, tanto che la medicina sta muovendo da poco i primi passi nello studio della centralina che governa ogni nostra azione, ogni nostro pensiero.
