Avocado bar

Un locale particolare a Roma è l’ Avocado Bar, il primo d’Italia dedicato al frutto originario del Centro America. Nato dall’idea di un gruppo di ragazzi, si propone con un ambiente tropicale e un menu esotico. Con piatti sia salati che dolci dove l’ingrediente principale è proprio l’avocado, cosi come pure nelle bevande Pensato sull’impronta delle esperienze europee e d’oltreoceano si propone come un vero e proprio paradiso del frutto verde. Servito quasi tutti i giorni e ideato anche da asporto o consegnato a casa. Nel locale ci sono 14 coperti, tutte sedute con sgabelli, un bancone e spazi ricoperti con carta da parati disegnati con  palme. I piatti del menu hanno un prezzo che varia da sei a dodici euro. La carta è declinata in appetizer, toast, special, smoothie, ovvero i frullati e gelati, tutti ad esaltare le risapute proprietà benefiche e nutrizionali dell’avocado. Contrasta infatti il colesterolo ed è ricco di antiossidanti. Rallenta l’invecchiamento cellulare. Ed è anche un toccasana per prevenire l’Alzheimer oltre a favorire la ripresa dalla depressione ed avere poteri antinfiammatori.

La memoria nel gusto

Il primo pacco di biscotti non si scorda mai! L’homo sapiens sarà pure l’ultima espressione dell’evoluzione umana, la dimostrazione delle più sofisticate abilità intellettive della nostra specie, ma se dovessimo sondare su cosa si basa la memoria esperienziale degli individui, dovremo attignere al suo “palato”.La memoria del gusto sarebbe una delle conoscenze più resistenti della nostra mente, capace di opporsi anche al declino cognitivo insito in alcune patologie neurodegenerative come l’Alzheimer. Attenzione però, non tutti gli alimenti sono sullo stesso piano: a essere letteralmente “indimenticabili” sarebbero soprattutto i cibi più ricchi di calorie.La ricerca proviene dal Policlinico Gemelli il team dei ricercatori ha sottoposto un gruppo di pazienti affetti da disturbi neurologici, come l’Alzheimer e, ad una serie di test di memoria dove venivano mostrate fotografie di alcuni cibi o veniva fornita una descrizione verbale delle loro proprietà.Non solo le conoscenze e i ricordi relativi al cibo risulterebbero più resistenti di altre anche in soggetti cognitivamente compromessi, ma ad essere ricordati più vividamente sarebbero i cibi più calorici e nutrienti, cibi che spesso coincidono con i cibi dolci, quelli che si sono conosciuti nella prima infanzia e che rappresentano molti dei comfort foods utilizzati in età adulta a scopo consolatorio. Proust lo aveva già dimostrato.I ricercatori indicano almeno due possibili letture di questi interessanti risultati. La memoria del gusto sarebbe più resistente di altre perché filogeneticamente basilare per la sopravvivenza. Questo spiegherebbe anche la preferenza per i cibi più calorici e dolci: siamo geneticamente predisposti per procacciarci quanto più cibo possibile in vista di possibili carestie solo ai tempi attuali abbiamo il problema contrario…. e siamo dunque portati ad essere attratti dai cibi più nutrienti. Inoltre siamo predisposti ad avvicinarci al consumo di cibi dolci e a provare disgusto per quelli amari. i cibi che ricordiamo meglio, che più si fissano nella nostra mente, sono  quelli più ricchi di calorie ma anche quelli che ci risultano più familiari. Sono i cibi della nostra infanzia a lasciare un’impronta indelebile nella nostra memoria. Possiamo anche averli apparentemente “dimenticati”, ma al primo “assaggio” riconosceremmo subito quel “trasalimento” perché è ricordo psichico e fisico al tempo stesso. Nella prima infanzia siamo ancora in grado di differenziare stati di benessere fisici e mentali: chi si prende cura di noi, ci prende in braccio e ci accarezza è anche chi, al tempo stesso, ci nutre e ci offre i primi cibi. Questi cibi, di cui serbiamo il gusto per tutta la vita, assumono un significato affettivo spesso importantissimo tanto da essere quelli a cui a volte ricorriamo per consolarci o compensare stati di frustrazione come avviene ad esempio nella fame emotiva. Un esempio” di questo concetto, rivisitato nel film di animazione Ratatouille , è quello della scena in cui Ego assaggia dopo tanto tempo la “sua” ratatouille

La mente e il corpo

Inutile volerle dividere. E qui non possono esistere dubbiosi di alcun genere. Noi siamo fatti da e di entrambe. E ci dobbiamo convivere, nostro malgrado. Quindi non possiamo pensare alla mente senza dare un occhio al corpo e viceversa. La nostra medicina, quella occidentale, li ha sempre divisi, mentre quella orientale li ha sempre uniti alla fine effettivamente l’una influenza l’altra in maniera indubbia. Le medicina insegna e le neuroscienze hanno attestato: non solo non si può dividere la mente dal corpo, proprio dal punto di vista scientifico, ma bisogna mettersi l’anima in pace, la mente ed il corpo si plagiano a vicenda e la psicosomatica ne è il miglior esempio. Mai avuto qualcosa che non sopporti e che ti sta proprio sullo stomaco, per poi sentire realmente un dolore proprio lì?! Altrimenti quando sei particolarmente stressato e tutto si riversa dove hai una specifica debolezza. Quando si dice che ci sono situazione che ti tolgono dieci anni di vita, è vero! Un forte spavento o un periodo di stress continuo portano seriamente a stati di sofferenza fisica. In poche parole, se l’impatto sul sistema immunitario è ormai riconosciuto, da studi approfonditi si è arrivati a poter confermare che lo stress cronico influisce negativamente sulla possibilità di aumentare la probabilità di contrarre malattie anche gravi. Perciò, cerchiamo di stare tranquilli il più possibile, impariamo a non prendercela troppo, così da non riempirci di cortisolo, ormone dello stress che, se si concentra nel nostro organismo, diventa origine di parecchie malattie, dalla sindrome gastrointestinale, quindi reflusso gastrico, colon irritabile, all’Alzheimer.Per non parlare di problemi del cuore e via dicendo…Ed allora come dice il saggio “Quando tu ridi, tu cambi, quando tu cambi cambia il mondo intorno a te”….. E allora starai meglio!!

Un elisir di lunga vita, sarete felici.

Ogni paese ha il suo, e una delle cose belle della globalizzazione è che i crossover sono sempre di più. Negli Stati Uniti quella che ora è la bevanda virale du jour fra i salutisti ha un nome delizioso: Po Cha. È deliziosa anche nel sapore, è confortante, cremosa e regala davvero qualche minuto di felicità mentre si consuma. Ma tutto questo sarebbe relativo se non fosse anche ricca di proprietà meravigliose. Ma cosa è il Po Cha, detto anche butter tea? In Tibet è popolare quanto da noi il brodo caldo nei giorni freddi, si consuma regolarmente da  anni e offrirla agli ospiti è un atto di estrema gentilezza. C’è anche un curioso rituale, a riguardo: ogni volta che l’invitato beve qualche sorso dalla tazza si deve subito rabboccare versandone un altro po’. Rifiutare la tazza di Po Cha è maleducazione: se non si vuole bere si tiene in mano, o posata davanti a sé, senza toccarne un goccio fino alla fine della visita. Il butter tea si chiama così perché gli ingredienti tradizionali sono foglie di , burro di latte di yak molto più grasso del nostro, acqua e sale. Ma in mancanza del burro di yak, va benissimo anche quello vaccino. Il butter tea è una bevanda chiaramente invernale perché molto calorica e molto densa, ideale per gli sportivi o per le giornate che richiedono un dispendio particolare di energie. Fra i suoi altri miracoli ci sono: aumento delle energie, idratazione profonda della pelle innalzamento della temperatura corporea quindi ideale per chi scia, miglioramento della digestione, protezione del cuore. è anche utile contro il mal di testa, l’irritabilità e l’insonnia Ma attenzione: tutte queste proprietà si possono sfruttare solo trovando la dose ideale per noi. Come si prepara il Po Cha? Le dosi sono: 4 tazze d’acqua, due cucchiaini di , un pizzico di sale, due cucchiaini di burro, 1/3 di tazza di latte intero. Il ideale sarebbe quello tipico del Tibet. Non si trova al supermercato, ma nelle grandi città, in negozi specializzati, o su internet, si può acquistare abbastanza facilmente. Questo tè antichissimo è famoso per l’azione stimolante sul cervello e i poteri antiossidanti, due fattori che aiutano anche la prevenzione dell’Alzheimer. Ma se non riuscite a trovarlo, va bene anche del nero comune. Si porta l’acqua a ebollizione e, senza spegnere, si aggiunge il e si lascia bollire un paio di minuti. Si aggiunge il sale, si spegne il fuoco, si toglie il si aggiunge il latte. La mistura va versata in una tazza larga dove si trova già il burro, che inizierà a fondere. Più si mescola, più verrà buono. Ricordatevi di berlo tutto prima che raffreddi. Freddo perde ogni attrattiva. Caldo, è una vera droga di cui non farete più a meno, d’inverno.

Pane e olio accoppiata vincente

Dal punto di vista nutrizionale e salutistico, l’abbinamento di pane e olio rappresenta la merenda completa per bambini e non solo. La combinazione di questi due alimenti è ottima anche come base di un piatto unico, con l’aggiunta, ad esempio, degli omega 3 del pesce e dei micro-nutrienti del pomodoro. Durante un incontro, l’ Associazione italiana dell’industria olearia, si è parlato proprio delle proprietà nutritive di questi alimenti. Questi due capisaldi della dieta mediterranea, coniugati in una merenda, rappresentano un abbinamento gastronomico straordinario, semplice e gustoso, grazie anche alla possibilità di spaziare tra gusti diversi, per il pane e per l’olio,i due alimenti si migliorano a vicenda dal punto di vista nutrizionale e salutare. L’olio si accompagna benissimo al pane, riducendone l’indice glicemico, garantendo un assimilazione di nutrienti fondamentali per la nostra salute. Inoltre  l’olio extravergine di oliva garantisce risultati sorprendenti per quanto riguarda la prevenzione del diabete e la difesa del fegato riduce il rischio di cancro al seno, previene l’Alzheimer, è benefico tanto quanto il latte materno, protegge cuore e arterie, aumenta il senso di sazietà.

 

Quello che mangi potrebbe cagionare il cervello

E se la salute del cervello dipendesse dalle nostre abitudini alimentari? E se il crescente aumento di demenza senile fosse collegato all’eccessivo consumo di zuccheri a grassi saturi?Qualcuno ha iniziato a pensarci seriamente mettendo insieme dati come l’allungamento dell’aspettativa di vita, che sicuramente incide sull’aumento della demenza, malattia tipica del cervello che invecchia, e l’abitudine a mangiare junk food, palesemente ricco di grassi saturi e zuccheri. Tra i più convinti sostenitori che cibo e demenza siano correlati, c’è Suzanne de la Monte, che ha addirittura proposto di chiamare la demenza diabete di tipo 3 per distinguerlo La ricercatrice, durante i suoi esperimenti che le sono valsi diverse pubblicazioni, notò che se nutriva le cavie con cibi ricchi di grassi, zuccheri e quindi cibo ipercalorico, le performance cognitive diminuivano velocemente fino a giungere a vere e proprie manifestazioni di demenza. La correlazione junk food e demenza è stata dimostrata anche nell’uomo. Susanne Craft, pioniera negli studi sull’Alzheimer, dopo aver nutrito per 30 giorni un gruppo di volontari con una dieta ad alto tenore di zuccheri e grassi, e un altro gruppo con una dieta povera di zuccheri e grassi, ha dimostrato che nel gruppo nutrito a junk food il liquido cerebrospinale presentava un aumento di una  proteina che nell’Alzheimer si deposita fino a devastare intere aree cerebrali. In un altro studio, la ricercatrice ha somministrato insulina spray a un centinaio di volontari dimostrando che migliorava la capacità decisionale, la memoria e le prestazioni cerebrali. I suoi studi si sono dimostrati così convincenti che il National Institue of Health ha finanziato le sue ricerche con un’enorme somma di denaro, quasi 8 milioni di dollari, per capire se l’insulina e gli antidiabetici orali possono essere usati come cura contro l’Alzheimer.

Un cervello sempre in forma

Ricordatelo sempre: il cervello è un muscolo, e come tutti i nostri muscoli ha bisogno di allenamento, di esercizio, di attività, per non indebolirsi. Per esempio, un recente studio svizzero ha confermato che correre incrementa la formazione di nuovi neuroni e dunque migliora la memoria. Così come è importante l’alimentazione: frutta e verdura proteggono i neuroni. E dormire?  proprio di notte le connessioni tra i neuroni si riorganizzano. Spezzare quindi le abitudini, imparare una lingua straniera, gustarsi un po’di avocado, pomodoro e noci: per mantenere la mente attiva e brillante basta davvero poco: bastano pochi gesti semplici per mantenere il cervello in forma, sano ed efficiente senza sprecare denaro in medicinali, a volte costosi e poco utili. Un altro ottimo motivo per allenare quotidianamente il nostro cervello, senza trascurare influenza reciproca sociale e cercando di allontanare invece lo stress, soprattutto se costante. Fondamentale quindi imparare a gestire bene il proprio tempo in modo da ritagliare spazi destinati al relax e alla coltivazione dei propri interessi e hobby, il giardinaggio risulta tra i migliori della classifica nei rimedi naturali per mantenere cervello giovane. Vediamo allora quali sono alcuni rimedi naturali per mantenere il nostro cervello in forma: Per cominciare, mangiate tanta frutta e verdura: spinaci, cavoli ma anche bietole e lattuga sono alimenti ricchi di antiossidanti, importanti per mantenere in perfetta salute il cervello. Pomodori e anguria: sono entrambi ricchi di licopene, un nutriente in grado di ottimizzare le funzioni cerebrali e fondamentale anche per la salute dell’organismo, sarebbe infatti in grado di ridurre il rischio di ammalarsi di diversi tipi di cancro. Tè verde: grazie alla presenza dei polifenoli, il tè verde sarebbe in grado di prevenire alcune malattie neuro degenerative come l’Alzheimer e il morbo di Parkinson. Cioccolato: grazie alla presenza dei polifenoli, contrasta i radicali liberi e quindi l’invecchiamento cellulare. ’alimentazione svolge quindi un ruolo decisivo nel mantenere il cervello in forma

Perchè si perdono le chiavi…..

PERCHÉ alcuni di noi perdono sempre le chiavi? Altri non ricordano dove hanno lasciato gli occhiali. O il telefonino. Per non parlare del dramma dei  parcheggi multipiano, dove vaghiamo come anime in pena senza ricordare più dove abbiamo lasciato l’auto. Niente panico, questi non sono i segnali precursori dell’Alzheimer. Non sono neppure per forza legati all’età. La scienza ha spiegazioni sorprendenti per questi incidenti. Gli esperti hanno anche realizzato un elenco di suggerimenti efficaci, per aiutarci: a non perdere, oppure a ritrovare. Quando non attiviamo la memoria per codificare un gesto ordinario e ripetitivo che stiamo facendo tipo, posare le chiavi sul comodino, sulla scrivania vicino alla porta d’ingresso, o chissà dove. Codificare significa «attivare l’ippocampo che compie l’equivalente di un breve scatto fotografico, e poi immagazzina l’immagine in una serie di neuroni, che in una fase successiva possono essere riattivati facilmente»In media ogni essere umano smarrisce (momentaneamente) ben nove oggetti al giorno. E’ stato rilevato che si spendono 15 minuti ogni giorno per ritrovare qualcosa: telefonino, chiavi di casa o dell’auto, qualche documento di lavoro password e pratiche burocratiche. Tra le cause sospettate del peggioramento  della nostra distrazione, alcune effettivamente sono all’opera: stress, stanchezza, deficit di sonno, e soprattutto il dilagante tenore di vita che ci porta a fare troppe cose tutte insieme. Ma la spiegazione di fondo ha a che vedere con il funzionamento……. “normale” del cervelloperdere-le-chiavi

Le spezie…

La noce moscata è il seme privo di buccia del frutto della Miristica Fragans, pianta originaria dell’Indonesia: il frutto generato è simile a un’albicocca e al suo interno vi è il nocciolo che viene fatto seccare fino al momento in cui non si rompe e permette di ottenere la noce moscata, nota e apprezzata fin dai tempi più antichi. Questo piccolo nocciolo è ricco di ferro, acido folico e sali minerali, oltre a vantare un’importante presenza di vitamina A, B e C che gli permettono di avere proprietà antiossidanti. E’ utile per mantenere sano e giovane il nostro corpo, ma principalmente agisce sul sistema nervoso: è stato scoperto, in seguito a numerosi studi, che grazie alla presenza della elimicina e miristicina tende a proteggere il cervello dall’Alzheimer. Si racconta che a partire dalla fine del XVI secolo si diffuse in tutta Europa una vera e propria corsa alla noce moscata, la quale veniva usata anche nella realizzazione di profumi ed essenze seduttive, grazie al suo intenso potere afrodisiaco. In cucina  è appunto grattugiata direttamente nei piatti in cui è richiesta la sua nota di sapore inconfondibile: in questo modo essa rilascia rapidamente il meglio del suo aroma.nocemoscata1