Niente più biscotti sbriciolati nel tè

l piacere di un buon può essere ancora maggiore se questo è associato da una bella scatola di pasticcini. Un piacere che però viene meno se scopriamo, come spesso accade che, all’interno della scatola, parte dei biscotti da o latte sono già in pezzi o se ancora peggio il biscottino si sgretola nelle nostre mani cadendo nella tazza.Un problema che ora potrebbe essere risolto definitivamente grazie alla ricerca realizzata da un giovane ricercatore inglese Qasim Saleem in un articolo pubblicato nella rivista Measurement Science  hanno fornito delle preziose indicazioni per fabbricare biscotti perfetti. E’ stato possibile stabilire infatti, che il periodo critico durante il quale i biscotti si danneggiano è quello immediatamente successivo alla cottura. Mentre i biscotti si raffreddano l’umidità tende a diffondere dal centro verso l’esterno. In questo modo il volume della porzione centrale si riduce mentre l’esterno si espande, producendo uno stress che può favorire la comparsa di minuscoli crack nel biscotto. Una minima sollecitazione come quella provocata dall’impacchettamento o dal trasporto è sufficiente a questo punto per completare l’opera mandando in frantumi i dolcetti. Il problema è anche legato alla qualità dell’impasto base utilizzato per fare i biscotti e tende a peggiorare nel caso in cui questo contenga una bassa percentuale di grassi e zucchero.Il gruppo di Saleem è giunto a queste conclusioni analizzando con un fascio laser cosa avviene durante la fase di raffreddamento dei biscotti chiamati “Rich Tea”. La tecnica utilizzata è la stessa che permette ai geofisici di controllare, mediante rivelamenti aerei, eventuali movimenti nelle aree interessate dai terremoti. Per i fabbricanti di biscotti, che fino ad oggi hanno potuto garantire la qualità dei prodotti immessi sul mercato solo grazie ad una attenta cernita di quello che veniva sfornato, si offre ora la possibilità di migliorare la resa controllando in maniera opportuna umidità e temperatura dell’intera catena di produzione.

Rinunciare alle ferie aumenta lo stress

Tutti sappiamo quanto ci facciano bene le vacanze. Tutti ascoltiamo e facciamo discorsi alla macchinetta del caffè, in autobus, in metro, dal parrucchiere, sui luoghi paradisiaci verso i quali ci immaginiamo di rifugiarci, per “staccare la spina” dai ritmi di lavoro insostenibili e dalle vite frenetiche che non lasciano mai spazio al riposo. Eppure… Nonostante la consapevolezza dei benefici delle vacanze e dell’effettivo bisogno per il recupero delle energie, lavoriamo troppo e spesso non usufruiamo dei giorni di ferie a cui, tra l’altro, abbiamo diritto. Sono stati pubblicati di recente i risultati di uno studio, che mostra gli effetti del superlavoro sulla performance, il successo e il benessere. Gli autori dello studio si sono chiesti:?  siamo consapevoli dell’impatto reale che il superlavoro o la rinuncia alle ferie ha sulla produttività, sulla salute e in generale? L’ipotesi da cui è partito lo studio era che senza periodi opportuni di recupero, la nostra capacità di continuare a lavorare in maniera efficace e produttiva si riduce significativamente. Questa ipotesi è chiaramente opposta al pensiero diffuso che più lavori più produci e più perseveri, più successo ottieni. Fermatevi un attimo a ragionare di cosa vi private, voli, hotel, ristoranti, mare, montagna attrazioni varie come musei, esperienze, città senza voler pensare agli effetti sulla riduzione dello stress per le persone stesse. Soprattutto provate a pensare che le ferie sono tempo “pagato”. In genere le vacanze pianificate un mese prima della partenza sono più efficaci, perché non si trasformano in ulteriori fonti di stress dovute a scelte last minute, organizzazioni frenetiche, compromessi su mete e cose da fare. Andate dunque in vacanza, perché utilizzando tutti i giorni di ferie che avete a disposizione e pianificando con un po’ d’anticipo il vostro viaggio, sarete meno stressati e avrete più possibilità di fare carriera, lavorare meglio ed essere più felici.

Spezza il ritmo

È davvero strana la nostra vita: siamo accerchiati da cose che fanno risparmiare tempo (auto, aerei, treni super veloci, smartphone, tablet ) eppure il tempo libero e gli intervalli sono sempre meno e sempre più risicati, e all’interno del tempo lavorativo la densità di cose da fare aumenta sempre più. La fretta regna sovrana in molte vite, dando la percezione di essere sempre in ritardo, sempre indietro, di corsa, impedendoci di fare le cose bene e obbligando il nostro organismo a uno stress logorante. A volte i motivi sembrano banali ma spezzare i ritmi frenetici è difficile, per alcuni quasi impossibile se non con “l’aiuto” di un sintomo o di una malattia. La fretta eccessiva causa un alto consumo di energie e mantiene livelli di adrenalina troppo alti, abbassa la concentrazione e l’attenzione, facilita incidenti e dimenticanze, (pensa a quante volte dimentichi o non trovi le chiavi, di casa) crea superficialità e impedisce ogni approfondimento. Quando sei in casa o al lavoro dove tutti si muovono freneticamente fermati un attimo e osserva cosa ti gira in torno, ti accorgerai della tua staticità e ripartirai con il tuo ritmo non con quello che ti circonda, osservati dall’alto se non ti vedi non puoi modificare niente. Perciò mentre svolgi le attività della giornata a pieno ritmo, prova a “guardarti lavorare”, come se dall’alto ti vedessi fare ciò che fai. Fai le solite cose ma cerca di non essere “dentro l’azione”, ma osservati agire. Dedicati alla scoperta di te: datti a letture, incontri o eventi, distenditi cinque minuti sul divano, preparati un bel bagno caldo crea le giuste atmosfere usa i profumi, gli aromi le candele, dedicati qualche minuto a te, e poi almeno una volta alla settimana datti a una cucina più ricercata: cerca ricette nuove di piatti particolari e gustosi e mettiti ai fornelli. Nel cucinare ritroverai una dimensione più naturale e nei tempi di cottura riacquisterai la percezione di un tempo che scorre in modo più sano.