Senza grandi sorprese, il terzo cibo più consumato del mondo, veste ancora il tricolore di Mameli: la pizza. Ma, il dato più curioso, è che non sono gli italiani il popolo che mangia più pizza al mondo. Ognuno di noi infatti sì “limita a soli 8 kg all’anno”, mentre gli americani ne consumano quasi il doppio: 13 kg pro capite all’anno. Sicuramente in questa statistica avrà contribuito in maniera determinante la forte matrice Italo americana dei nostri migranti. Ma resta comunque un dato considerevole la quantità maggiore di pizza consumata dagli statunitensi. All’interno infatti degli Stati Uniti d’America, la pizza si è giocata la vittoria finale testa a testa con hamburger e patatine, piatto “made in Usa”. Un piatto di pasta e una gustosa pizza sono tra i cibi più consumati al mondo, quindi anche nel paese più importante del pianeta!
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Anche la pizza subisce il coronavirus
Il lungo periodo di lockdown e le chiusure forzate non hanno giovato nemmeno a sua maestà la pizza Margherita che, dopo 131 primavere, rischia il collasso. In pericolo, causa il coronavirus, è il futuro di ben 63mila pizzerie e quello di circa 200mila addetti. Un settore, insomma, che pure ora conta i danni della terribile pandemia.A lanciare l’allarme è Coldiretti che in un’analisi ricorda come il fatturato della pizza nel mondo abbia superato di gran lunga i 100 miliardi di euro, confermandosi una pietra miliare del Made in Italy e un simbolo del successo della dieta mediterranea nel mondo, tanto che l’Unesco ha proclamato l’arte dei pizzaioli patrimonio immateriale dell’umanità.Nel periodo pre-Covid 19 solo in Italia si sfornavano circa 8 milioni di pizze La chiusura forzata dei locali ha avuto dunque un impatto devastante non solo sulle imprese e sull’occupazione ma anche sull’intero sistema agroalimentare che ha visto chiudere un importante sbocco di mercato per la fornitura dei prodotti. Durante il lockdown dovuto all’emergenza gli italiani non hanno comunque voluto rinunciare alla Margherita provando a farla in casa con il raddoppio delle vendite di preparati per pizze Con le prime riaperture in molti sono invece ricorsi prima alla consegna a domicilio e poi all’asporto pur di non farsi mancare il piatto simbolo del Made in Italy, anche se la ripartenza per i locali resta comunque difficile a causa di una diffusa diffidenza da parte di chi ha ancora paura, della chiusura di molti uffici con lo smart working e dell’assenza totale dei turisti stranieri, da sempre tra i più accaniti consumatori di pizza.
