Versare l’ultimo goccio di latte nella tazza e poi… iniziare a sgranocchiare il cartone. Ve lo immaginate? Eppure una scena del genere potrebbe verificarsi davvero sulle nostre tavole tra qualche anno. Quella della ricerca di packaging commestibili è una delle nuove frontiere dell’industria alimentare. E anche se a noi consumatori, abituati a produrre tonnellate di spazzatura sotto forma di imballi, l’idea di ingerire pellicole e bottiglie sembra fantascienza, ci sono già alcune aziende che ci stanno lavorando. Se l’idea di addentare un involucro che prima di arrivare sulle vostre tavole, è già stato toccato lungo tutta la filiera del trasporto e dai consumatori arrivati prima di voi, non avete tutti i torti: la stessa perplessità afferra anche gli addetti del settore. Del resto, ricoprire un involucro commestibile con un altro strato, non commestibile, non risolverebbe il problema della sovrabbondanza di rifiuti derivanti dal packaging alimentare e creerebbe un sistema di rivestimenti “a scatola cinese “.Come fare allora? L’azienda statunitense MonoSol, sta lavorando a prototipi di involucri edibili che si sciolgono in acqua, un po’ come quelli, già diffusi nelle nostre case, di certe pastiglie per lavastoviglie o detersivi per lavatrici. Allo studio ci sono mono dosi per cioccolata calda e caffè, cereali da aggiungere al latte o polveri da mischiare all’acqua in bottiglia. Una volta entrata in contatto con il liquido, la bustina si scioglie e scompare dopo pochi attimi. Non che in forma liquida, i germi svaniscano, ma forse una possibile soluzione taglia-rifiuti potrebbe partire proprio da qui: se sempre più alimenti fossero avvolti da film idrosolubili, una volta scartata la confezione basterebbe mettere l’involucro in acqua, e dimenticarsene.