Nove-diciotto Sette e trenta-venti e trenta. Dalle undici in poi. Talvolta fino alle ventidue. Si spera mai dopo le ventitré Manca mezz’ora. Sono passate appena due ore… In ufficio in sala d’attesa si danno i numeri, soprattutto quando l’orario di lavoro è lungo, quando c’è tanto o poco, a seconda dei punti di vista da fare, oppure se il clima tra compagni di lavoro non è al massimo. Le ore scorrono inesorabili, ma a volte il tempo sembra dilatato, non passare mai. Si guarda l’orologio e sembra fermo, il quadrante tondo con i numeri dall’uno al dodici è là, le lancette sottili sulla parete, una più lunga l’altra più corta, noioso anche quello. A volte, per non accorgersi del tempo che passa, in realtà, basta poco, due le soluzioni: smettere di guardare le lancette ogni minuto, oppure guardarle tantissimo, ma su orologi così belli che lo scorrere del tempo è l’ultima cosa che sembrano indicare, da non accorgersene nemmeno. Ma lo fanno benissimo. Vivaci ed eleganti, semplici ed efficaci, gli orologi da parete non potrebbero essere più perfetti di così, ma allo stesso tempo anticonformisti e eleganti, perfetti in salotto, in cucina in ufficio.
