Il rituale del tè pomeridiano è una delle immagini più rappresentative della tradizione inglese: si tratta di un momento irrinunciabile che deve le proprie origini alla duchessa Anna di Bedford. Agli inizi del 1800 gli inglesi erano solito consumare soltanto due pasti al giorno: la prima colazione e la cena. Sembrerebbe che la duchessa, per placare la sensazione di fame e di spossatezza che la coglievano nel pomeriggio, decise di incaricare la servitù di apparecchiare nel suo salotto tè caldo e qualche dolcetto intorno alle cinque del pomeriggio. La novità fu accolta così bene dagli amici più stretti della duchessa che a poco a poco l’idea si diffuse e prese piede prima nelle classi più ricche, per poi essere seguita da tutti. L’appuntamento delle ore 17.00 è evoluto e nel tempo è diventato sempre più strutturato, arricchendo il buffet con dolci, pasticcini, torte e stuzzichini salati. Nel 1900 è diventato una vera e propria occasione mondana, irrinunciabile per le classi dell’alta società e della borghesia che utilizzavano questo piacevole momento della giornata per organizzare incontri sociali, di affari e di beneficienza. Da quel momento nacquero numerose le sale da tè e i negozi dedicati a questa piacevole bevanda. Gli hotel più importanti di Londra cominciarono a servire il tè ai loro clienti: oltre agli eventi più classici si diffuse la moda del tè danzante. Sempre nei primi del Novecento, nelle nuove sale da tè vi era possibile approfittare della presenza abituale di un cartomante o chiromante che offriva i suoi servizi divinatori ai clienti. Ancora oggi è per gli inglesi un piacere irrinunciabile che neppure la frenesia del lavoro d’ufficio nella cosmopolita Londra ha potuto soppiantare.
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Le sfumature dei colori
Niente di ciò che appare è come sembra”, soprattutto quando si parla di colori. Un fiore che a noi appare “rosa caldo”, solo per fare un esempio, a un altro potrebbe apparire “rosa scuro”, a un altro ancora “rosa antico”, a qualcuno potrebbe addirittura sembrare “rosa vivo” o “rosa profondo”. Nessuno ha ragione e nessuno ha torto: ognuno, infatti, percepisce i colori in maniera differente, e non solo perché non esistono al mondo due occhi uguali, ma anche perché la percezione dei colori varia a seconda delle aree geografiche di appartenenza e delle culture che le caratterizzano. Ne è un esempio lampante il bianco: in Occidente ha una connotazione marcatamente positiva, che gli deriva dal suo essere associato alla purezza e alla pace, mentre in Oriente ha un’accezione negativa, incarnando il colore del lutto, che per molti è il nero. Dietro a un verde o a un rosso o a un blu c’è molto di più di una banale tinta: “il colore ci parla e noi dobbiamo sforzarci di comprendere ciò che esso dice”. Per fortuna viviamo in un mondo fortemente variopinto: non ci resta che scoprire cosa i colori vogliano dirci.