Le relazioni sociali sono indispensabili. Ma a volte spendiamo così tante energie nel farle funzionare che dimentichiamo il valore della solitudine. Intesa non come condizione di vita, ma come spazio di relax, di utopia, di separazione dalle dinamiche sociali. Secondo uno studio di recente pubblicazione, condotto da un team di ricerca dell’Università di Rochester, stare soli fa bene. 15 minuti al giorno di solitudine sono sufficienti ad abbassare notevolmente i livelli di stress, ansia, nervosismo .Le emozioni negative si riducono quando ci si prende almeno un quarto d’ora per stare da soli quando ci si sdraia su un lettino a guardare il cielo in giardino, o ci lasciamo dondolare da una amaca, Sono i risultati degli esperimenti, come soggetti sono stati presi studenti ai quali, durante diverse fasi e tipologie di test, veniva chiesto di riportare diversi tipi di emozione provati durante i momenti di solitudine. Incrociando i dati, i ricercatori hanno notato i picchi emotivi, specialmente quelli negativi, scendevano. Meno paure, ansie, nervosismi. Piuttosto, le emozioni riscontrate facevano parte di una sorta di ‘neutralità’. Sensazione di rilassamento, calma, ma anche noia. Durante alcuni test, ai partecipanti veniva chiesto di pensare a ciò che desideravano, mentre altre volte dovevano riflettere su temi stabiliti positivi, negativi e neutrali. Quando era permesso di pensare a ciò che si voleva le emozioni diventavano soprattutto di serenità e tranquillità. Tuttavia, se stare soli diventa una condizione che si ripete, tutti i giorni, per molto tempo, gli effetti benefici tendono a ridursi. Insomma stare soli, per brevi periodi, tutti i giorni, può fare bene a chi tende ad accumulare stress, rabbia, nervosismo. Ma i benefici sembrano dipendere da quanto la solitudine sia una scelta individuale.
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Oskar Fischinger
Oskar Fischinger è considerato tra i massimi esponenti del cinema astratto. Come ricorda la Treccani, Fischinger fu un grande innovatore nel campo delle tecniche di animazione, ma è ricordato soprattutto per aver sperimentato, dalla fine degli anni Venti, il rapporto suono-segno, attraverso la visualizzazione di celebri brani musicali». A lui, in occasione del 117° anniversario della nascita è dedicato un fantasmagorico doodle di Google. Tutto inizia con una frase dello stesso Fischinger che così recita: La musica non si limita al mondo dei suoni. C’è musica anche in ciò che vediamo. Oskar Fischinger però non riuscì a farsi capire negli Usa, ad Hollywood, dove probabilmente le sue intuizioni, ma anche il rigore formale, erano troppo in anticipo sui tempi. Anche il suo veloce passaggio in ambito Disney non fu capito: il suo apporto a Fantasia, nel 1940, non fu decisivo per come Walt Disney si aspettava. Riuscì a convogliare i suoi interessi pittorico-artistici in animazioni di forme astratte, molto peculiari sia dal punto di vista cromatico che per l’utilizzo di materiali e tecniche di ripresa.