Le nostre auto possono funzionare in base alla quantità di benzina nel serbatoio. Finita quella, non si muovono più. Il nostro corpo, invece, non funziona così: i livelli di energia reali non sempre determinano la qualità delle nostre prestazioni. Spesso ci sentiamo mentalmente esauriti basandoci su quello che i ricercatori chiamano “sforzo percepito”: il cervello si basa su indizi provenienti dal nostro corpo e dall’ambiente esterno per determinare quando dovremmo sentirci stanche. I ricercatori della Canterbury Christ Church University in Gran Bretagna lo hanno dimostrato: hanno dato ai ciclisti delle dosi di caffeina prima di una serie di prove a tempo ma non hanno svelato loro le dosi precise. I soggetti che credevano di aver ricevuto una dose contenuta sono stati più veloci dell’1.3%. Quelli che pensavano di aver assunto una dose elevata erano più veloci del 3.1%. E quelli che credevano di aver preso una dose placebo erano dell’1.4% più lenti. La realtà è che tutti avevano preso una dose placebo: le differenze nelle prestazioni non sono basate sulla quantità reale di energia, ma sono completamente dovute a loro convinzioni mentali.
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Il tuo cervello non si inganna
Mangiare in un piatto più piccolo per persuadersi di avere di fronte una porzione abbondante è un imbroglio a cui il nostro cervello non cede, soprattutto quando abbiamo fame: la moda delle diete degli ultimi anni sarebbe del tutto inutile e abbiamo comprato un servizio di piatti nuovo che potevamo evitare. Questo è quanto sostengono i ricercatori della Ben-Gurion I ricercatori sono partiti dall’illusione ottica osservando la moda dei ristoranti e delle diete degli ultimi anni di servire le portate in piatti più piccoli, facendoci credere di avere di fronte a noi portate più grandi, gli scienziati si sono chiesti quanto in realtà il nostro cervello ci cascasse. Per capirlo gli esperti hanno analizzato il modo in cui la privazione del cibo influenza la nostra sensazione del cibo in diversi contesti, hanno così chiesto ad un gruppo di persone che non mangiavano da almeno tre ore di individuare le proporzioni di pizza messe in piatti più o meno grandi e hanno scoperto che erano in grado di distinguerle molto meglio rispetto a coloro che invece dovevano affrontare lo stesso compito però a stomaco pieno. Dopo, gli esperti hanno chiesto di eseguire la stessa richiesta però confrontando dei cerchi con delle figure geometriche: in questo caso i gruppi, a digiuno e non, hanno dato gli stessi risultati. Nell’ultimo decennio affermano gli esperti i ristoranti e le altre aziende alimentari hanno utilizzato piatti via via più piccoli per adeguarsi al pregiudizio intuitivo che ci avrebbe portati a ridurre il consumo di cibo. Questo studio smentisce questa convinzione: quando le persone hanno fame, specie quando stanno a dieta, hanno meno probabilità di essere ingannati dalle dimensioni del piatto, più probabilmente rendendosi conto che stanno mangiando di meno.
Non accontentiamoci delle…briciole
Sono quei rapporti che nella teoria filerebbero anche, ma che nella realtà donano veramente poco o nulla. Pochissime attenzioni, sporadiche tenerezze, solo brevi attimi da passare insieme, anche se intensi, a volte intensissimi. L’intimità poi, resta un miraggio, d’altronde in un contesto simile, non potrebbe essere altrimenti. E’ un po’ come quando andate a cena in quei ristoranti bellissimi e alla moda dove il cibo è straordinario, solo che prima di essere serviti vi fanno attendere così tanto che la fame quasi vi passa. Poi quando finalmente arriva il piatto, le porzioni sono ridotte e il conto così eccessivamente salato che alla fine della cena rimpiangete il piatto di tagliatelle della trattoria sotto casa, che avrà pure le tovaglie di carta e le sedie di ferro, ma il calore con cui vi accolgono i proprietari vi fa sentire uno di famiglia e il cibo sarà anche tradizionale e poco ricercato, ma cucinato con tanto amore che a fine serata vi alzate da tavola veramente soddisfatti. In amore funziona più o meno così. Le storie brutte hanno tutte una cosa in comune: l’attesa. Chi vive una relazione sbagliata è sempre in attesa di qualcosa. Di una telefonata, di un messaggio, di un po’ più di tempo insieme, di un po’ più di attenzioni, che lei cambi atteggiamento che lui si accorga di amarmi di un giorno insieme al mare e così via. C’è sempre qualcosa che manca e che crediamo arriverà in un futuro molto vicino. Solo che ogni volta che ci sembra di aver fatto un passo in avanti, proprio quando ci sentiamo vicino al traguardo,il nostro obbiettivo ci sfugge di nuovo. Così finisce che passiamo anni a vivere e rivivere sempre le stesse situazioni e ad inseguire sempre le stesse persone, sacrificando valori e principi sull’altare di un amore che non ci restituisce nulla in cambio, di un amore che usa sempre le stesse dinamiche e la sola cosa che cambia è noi stessi. Gli amori che danno poco sono quelli che ci impoveriscono come persone, da qui le convinzioni più assurde. “Gli uomini sono tutti uguali ”o “le donne sono delle poco di buono”. Queste sono solo alcune delle idee malsane che si insinuano in noi quando viviamo da troppo tempo un rapporto infelice che ci scostano dall’amore vero. L’amore e le relazioni sono il cibo con cui nutriamo la nostra anima. L’importante è scegliere bene il ristorante. “Ci hanno fatto persone e non formiche, non accontentiamoci delle briciole”(Marilyn Monroe)