È il simbolo del caldo e del mare dei Tropici e, per estensione, dell’estate che arriva. Il Panama bianco, reso immortale dallo scrittore Ernest Hemingway, non è solo il must del sole del mare dell’estate ma un bene preziosissimo, così prezioso che nel 2012 persino l’Unesco è scesa in campo per dichiararlo Patrimonio, seppure intangibile, dell’Umanità. E patrimonio lo è davvero, anche se con Panama alla fine ha poco a che vedere. Perché questo simbolo del caldo esotico viene invece prodotto da ormai nel cuore delle montagne dell’Ecuador,da almeno 300 anni in una città di nome Cuenca. Famosa per le sue bellezze artistiche e coloniali e da qualche tempo anche per essere diventata il paradiso di migliaia di pensionati. Cuenca è la città ideale, grazie al clima mite la paglia non si corrode e quasi ubbidisce alle mani degli artigiani che la lavorano». Nato come cappello per ripararsi dal sole cocente, divenne un accessorio simbolo grazie al Presidente degli Stati Uniti Roosevelt, il quale per la prima volta nel novembre del 1906 ne indossò uno, immortalato da una foto sul New York Times, in occasione di una sua visita ai lavori del Canale di Panama, da cui il nome. La paglia utilizzata proviene dalle palme “toquilla”, ma la qualità dipende da quanto è fine la fibra che si usa: più è sottile, più la realizzazione è pregiata, a rendere questo cappello un prodotto davvero doc è, infatti, tutta la filiera produttiva. La paglia arriva dalle coste dell’Ecuador, e sono gli stessi uomini e donne, a lavorarla con l’utilizzo di pochi macchinari
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Comprate un cappello l’estate arriverà….
Immancabile nel periodo estivo il suo nome, Panama, si deve alla visita del Presidente Roossevelt che nel 1906 ne sfoderò uno mentre era in visita ufficiale proprio al Canale di Panama, tuttavia, il cappello Panama è storicamente prodotto da ormai 300 anni nel cuore delle montagne dell’Ecuador, in una città di nome Cuenca dove artigiani esperti nel lavorare la paja toquilla, il materiale di cui è fatto, impiegano ore con i piedi a bagno in vasche d’acqua dove viene inzuppata la paglia che deve rimanere umida per poter essere lavorata. Reso immortale Ernest Hemingway, e via via divenuto accessorio must sulla testa di artisti, attori, celebri nel 2012 l’Unesco lo ha dichiarato Patrimonio, benché intangibile, dell’Umanità. A rendere questo cappello un prodotto davvero doc è poi la filiera produttiva: la paglia arriva dalle coste dell’Ecuador, in particolare dalla città di Montecristo, e sono gli stessi locali, uomini e donne, a lavorarla con l’utilizzo di pochi macchinari essenziali. Di cappelli se ne producono al massimo una decina al giorno, e da prezzi modesti dei modelli più economici il prezzo può salire fino a toccare cifre astronomiche, la dove si utilizzano paglie pregiatissime.